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Segnali di risveglio della vegetazione

Corniolo, nocciolo, mandorlo, rosa di Natale, bucaneve e la primula comune. Le fioriture del mese di febbraio annunciano il prossimo cambio di stagione

Febbraio, soprattutto nei primi quindici giorni, climaticamente è uno dei periodi più freddi dell’anno, ma è anche l’ultimo mese dell’inverno meteorologico: l’allungamento delle giornate, iniziato dopo il solstizio d’inverno, incomincia ad essere sempre più evidente.

In questo mese si possono osservare i primi segnali di risveglio della vegetazione, almeno nelle zone miti più esposte al sole, con le prime fioriture, un’avvisaglia dell’approssimarsi della primavera. Nelle radure dei boschi di latifoglie, fino ad oltre i 1000 metri di altitudine, ma anche tra gli arbusti delle siepi in pianura, fiorisce il corniolo (Cornus mas), un arbusto che si distingue per i fiori verdognoli sfumati di rosso, che si sviluppano prima di produrre foglie e sono portati da lunghe infiorescenze pendule di colore giallo, che spiccano sui rami ancora spogli e ondeggiano al minimo alito di vento.

Infiorescenze dette «gattini»

Un’altra pianta dal portamento arbustivo dei nostri boschi di latifoglie è il nocciolo (Corylus avellana), la cui fioritura è caratterizzata da amenti (infiorescenze a grappolo che sembrano code di gatto e per questo motivo sono chiamate «gattini») maschili e penduli, che precedono la crescita delle foglie, distinguibili già da lontano per le macchie gialle ai margini dei boschi.

Il nocciolo è una specie preziosa sia per i frutti, che sono un’importante fonte di cibo anche per i piccoli mammiferi e per l’avifauna sia per il suo apparato radicale, che si sviluppa in simbiosi con i funghi tartufigeni. Per la sua fioritura precoce è anche specie mellifera, fornendo una gran quantità di polline a chi, per esempio i bombi, in questo periodo dell’anno fatica a trovare nutrimento. I primi alberi a fiorire a basse quote montane e nei giardini sono i mandorli, i cui rami si coprono di leggeri fiori bianchi. Tra le specie erbacee nei boschi e ai loro margini si possono osservare i fiori bianchi della rosa di Natale (Helleborus niger), del bucaneve (Galanthus nivalis) dai fiori venati di verde e, nelle zone esposte al sole, la primula comune (Primula vulgaris) dal colore giallo chiaro. Nei prati si trova la pratolina (Bellis annua) e nelle zone ombreggiate e vicine ai fossi la pervinca ovata (Vinca difformis).

A febbraio inizia la fioritura anche delle orchidacee, i cui tuberi sotterranei resistono al freddo. In questo mese il genere Orchis esordisce con la splendida Orchidea a farfalla (Orchis papilionacea), le cui infiorescenze, dense e allungate, presentano foglie di protezione ovato-lanceolate di colore dal rosa al viola.

Il genere Ophrys, che comprende più di un centinaio di specie, dà il via alle fioriture con l’Ofride azzurra (Ophrys speculum), l’Ofride gialla (Ophrys lutea) e l’Ofride verde-bruna (Ophrys sphegodes). Gli studiosi hanno osservato che il meccanismo messo in atto dal genere Ophrys per richiamare gli insetti pronubi è il risultato di una coevoluzione tra questi fiori, privi di nettare, e alcune specie di imenotteri, come le api, le vespe, i bombi e altri.

Una ricorrenza di origine romana

A febbraio ricorre il giorno della marmotta che, nella tradizione italiana ed europea, coincide con la festa della Candelora: due ricorrenze strettamente legate e celebrate il 2 del mese. Il giorno della marmotta (in inglese Groundhog Day) fu introdotto nell’800, quando gli emigranti di lingua germanica nel Nord America introdussero questa celebrazione legata alla «meteorognostica», cioè la previsione del tempo basata su sistemi non scientifici come i segni della natura. Negli Usa il comportamento di un esemplare di marmotta americana, proprio in occasione del 2 febbraio, è usato per stabilire che tempo farà nelle settimane a seguire. Negli ultimi tempi l’evento è diventato un fenomeno mediatico molto seguito in America. Il giorno della marmotta fu festeggiato per la prima volta a Punxsutawney, in Pennsylvania, il 2 febbraio 1886.

Nel 2022 una ricerca scientifica sulla Marmota monax del Nord America ha dimostrato che il comportamento di questi animali non è associabile ad alcuna variazione di temperatura. La festa della Candelora è una ricorrenza religiosa, in cui oggi si celebra la presentazione di Gesù al Tempio ma che risale all’antica festività romana dei Lupercali. È la festa della rinascita della luce – il nome viene dal latino «candelorum», delle candele – in un momento in cui l’avvicinarsi della primavera si fa più evidente. La Candelora segna una sorta di spartiacque: giornate più lunghe, primavera più vicina. Secondo alcuni proverbi, anche in contrasto tra loro, in base al tempo del giorno della Candelora si può capire come sarà il tempo delle settimane seguenti. Per alcuni, se nel giorno della Candelora fa freddo e il tempo è brutto, ci aspettano ancora diverse settimane d’inverno, se c’è bel tempo, siamo quasi in primavera. Qui, invece, il significato è opposto: «Per la santa Candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora. Ma se l’è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno».

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