Da 70 anni Italia Nostra si occupa della tutela dei beni culturali, dei centri storici e degli ambienti naturali del Bel Paese. Fondata il 29 ottobre 1955 da un gruppo di intellettuali per difendere il centro storico di Roma, negli anni ha rappresentato il volontariato ambientalista in Italia e diffuso una cultura della conservazione secondo il dettato dell’art. 9 della Costituzione, per il quale la Repubblica «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni»,
Italia Nostra: impegno per tutelare il paesaggio e i beni storici e artistici
Si prodigò per Parco dei Colli, Teatro Sociale, Valle d’Astino. Contraria all’autostrada Bergamo-Treviglio, alla Paladina -Sedrina, al comprensorio Colere-Lizzola.
Dall’esperienza di Italia Nostra, che oggi conta oltre 200 sezioni provinciali sparse sul territorio nazionale, è nata anche una realtà importante come il Fai - Fondo per l’Ambiente italiano. L’istituzione dei parchi dell’Appia Antica e del Delta del Po e la legge 394 sulle aree protette sono alcuni dei risultati raggiunti con un intenso lavoro di pressione politica, studio e formazione, che ha contribuito alla salvaguardia di aree di grande valore naturale e storico come Paestum, Costa Smeralda, pineta di Ravenna.
La sezione bergamasca nasce già nel 1957, su impulso del conte Ajardo Agliardi e di intellettuali legati all’Accademia Carrara, con una marcata vocazione alla tutela attraverso lo studio e la conoscenza dei luoghi e della loro rilevanza storica e paesaggistica per l’identità locale. La tutela, spiega l’ingegnera Paola Morganti, presidente della sezione di Bergamo, si svolge «attraverso programmi locali scelti dalle sezioni seguendo le indicazioni nazionali e, di volta in volta, secondo le sollecitazioni del territorio».
Perle della Bergamasca
Dobbiamo alla determinazione, alla visione e all’impegno di Italia Nostra la conservazione di alcune perle della Bergamasca, il Parco dei Colli, il Teatro Sociale, che rischiava di trasformarsi in un cinema, la Valle d’Astino: «Negli anni ’80 sembrava destinata a diventare un campo di golf con il convento trasformato in club house…». Più recentemente, l’associazione si è mobilitata per Palazzo Suardi, antica sede del Podestà in Piazza Vecchia, per il recupero degli affreschi settecenteschi del Carloni nella ex chiesa di san Michele all’Arco (sede dell’emeroteca della Biblioteca Mai) e il restauro di importanti dipinti della Carrara, tra cui un Botticelli e un Bellini, ancora da esporre.
«Ora il tema – continua la presidente – sono le aree agricole non edificate della periferia, a iniziare dai “Corpi Santi”, dove sorgono ville storiche importanti, patrimonio di sussistenza della città che sta per essere eroso». Salvati «con i denti» i terreni agricoli della Madonna dei Campi di Stezzano, ottenuto il vincolo per i campi intorno alla chiesa romanica di San Giorgio ad Almenno San Salvatore, l’associazione ha contribuito a s alvare dalla lottizzazione l’Isolotto di Ponte san Pietro tra il Brembo e il Quisa. Perduta la battaglia contro la logistica a Calcio e in città per le aree agricole del Parco Ovest 1 e 2, ora edificabili, la mobilitazione continua sull’autostrada Bergamo-Treviglio; i campi intorno alla chiesetta di San Giorgio in Saore a Osio Sotto, teatro di una storica battaglia di fantasmi nel ’500 e minacciati da parchi fotovoltaici; la «tragedia» della «disastrosa» variante Paladina -Sedrina attraverso il Parco dei Colli. «Siamo in prima linea contro il comprensorio Colere-Lizzola e la costruzione di due nuovi impianti sciistici e una galleria in una zona di grande valore naturalistico, chiamata il “Mare in burrasca” che verrebbe distrutta». L’impressione di combattere contro il gigante Golia non frena i volontari, una dozzina, e gli associati, circa 50, della sezione bergamasca.
Cittadini più sensibili
Paola Morganti non nasconde «un po’ di frustrazione», ma è convinta che l’impatto «dipende dalle forze dei volontari». Essenziale poi «la collaborazione di chi abita il territorio». La sensibilità dei cittadini, dice, è aumentata: «Quella degli amministratori invece non sempre, perché interpretano le esigenze nel breve termine. A volte c’è dell’ignoranza, nel senso che si ignora il vero valore di un edificio, di un luogo, dell’identità». Italia Nostra presenta osservazioni e contributi, costruisce alleanze, organizza convegni e conferenze, lavora per salvare un bene immateriale di cui non si può fare a meno: la bellezza. «È la bellezza che ci consente di vivere meglio. Un bel paesaggio ti rigenera, ha effetti benefici sulla salute, ma non se ne tiene abbastanza conto. San Giorgio in Saore, Boccaleone, i Corpi Santi… si pensa che dove ci siano aree libere si possano occupare. Non dico che tutto deve restare immutato, ma si considerino tutti gli aspetti del cambiamento, con sapienza e consapevolezza, senza quell’approccio predatorio che da sempre cerchiamo di contrastare».
«Così mi adopero per la comunità e il territorio»
«Avevo già collaborato con Italia Nostra in progetti di alternanza scuola lavoro, quando ancora insegnavo», spiega Giuseppina Zizzo, docente di letteratura in pensione, segretaria della sezione bergamasca. «Con il pensionamento e tanto tempo a disposizione, ho voluto occuparmi di qualcosa che sfruttasse le mie competenze e il mio bagaglio culturale».
Volontaria di Italia Nostra da un paio di anni, si occupa dei rapporti con le scuole e l’Università della Terza Età e della comunicazione sui social: «In questo modo – spiega – posso impegnarmi per la comunità, il territorio e la cultura ambientale in modo proficuo». A piedi o in bicicletta e armata di macchina fotografica, continua, «vado sul posto, fotografo, mi tengo informata e pubblico sui social: documento e tengo la memoria storica di quello che l’associazione fa».
Perché associarsi a Italia Nostra? «L’associazione dà voce a molte sensibilità, con competenze diverse, c’è un’attenzione a 360° sul nostro patrimonio, un atteggiamento per così dire “olistico”, mentre il mondo contemporaneo va verso un’eccessiva specializzazione, perdendo di vista l’insieme, che ha una sua storia e una sua bellezza. E poi c’è l’aspetto socializzante delle visite guidate e quello formativo riguardo alla tutela e al paesaggio». Insomma, un’esperienza preziosissima.
L’associazione di tutela ambientale più antica d’Italia ha sede a Roma e conta oltre 200 sezioni locali. Solo sede romana e uffici di Milano impiegano personale: le attività sono di volontariato, perseguite grazie a lasciti, donazioni e alla quota associativa di 35 euro. La sezione di Bergamo, presieduta da Paola Morganti, si trova in via Ghislanzoni 37 in città. Per contatti: Facebook, Instagram, www.italianostrabergamo.org.
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