Eco.Bergamo / Bergamo Città
Venerdì 20 Novembre 2015
Imprese e lavoratori green
Bergamo ne cerca 1.500
Nel 2015-2016 le imprese bergamasche hanno previsto di assumere quasi altri 1.500 giovani, il 2% di tutti quelli assunti in Italia. Una crescita costante quella di Bergamo. E a guardare i numeri il successo è tutto in colore “verde”.
Le imprese che hanno ripensato il proprio business in chiave sostenibile nel 2015 sono aumentate a 7.520, Bergamo è ottava in Italia.
Green, passione vera. Ma con una minaccia di temporale all’orizzonte che potrebbe anche raffreddarla. In più c’è Parigi alle porte, la conferenza sul cambiamento climatico, che se non salverà il Pianeta, dovrà però dire come affronterà il superamento dei combustibili fossili e come dirà addio all’era di gas e petrolio. La passione per il green, intanto, pur cementata da tre importanti numeri, fa sentire qualche scricchiolio.
Ma subito i primati: il 2015 è stato il settimo anno di detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica, che hanno portato a un saldo positivo per la fiscalità di 10,5 miliardi. Il trend continua, rafforzato anche dalla ulteriore proroga degli eco-bonus (ampliati ai condomini) per tutto il 2016. Vantaggi per la salute dei cittadini e vantaggi per l’ambiente. Misure di efficienza energetica che hanno ridotto il fabbisogno di energia di un altro 3,8%, il più basso da 18 anni.
La scalata della classifica
Terzo numero: tagliate 3,3 milioni di tonnellate in materie prime e meno emissioni nell’atmosfera di 3,5 milioni di tonnellate di CO2. Anche Bergamo ha la sua significativa quota di merito in questo percorso di sostenibilità. L’ultimo rapporto di Green Italy la colloca in salita all’ottavo posto fra le province con il più alto numero di imprese eco-innovative. E sul mercato del lavoro Bergamo registra un altro record.
Nel 2015-2016 le imprese bergamasche hanno previsto di assumere quasi altri 1.500 giovani, il 2% di tutti quelli assunti in Italia. Una crescita costante quella di Bergamo. E a guardare i numeri il successo è tutto in colore “verde”.
Le imprese che hanno ripensato il proprio business in chiave sostenibile nel 2015 sono aumentate a 7.520, Bergamo è ottava in Italia. Oltre un’impresa bergamasca su quattro (il 25,3%) si è trasformata in impresa Core-Green (porta sul suo mercato di riferimento prodotti o servizi di elevata valenza ambientale) oppure p cresciuta come impresa Go-Green, adottando cioè un sistema di gestione orientato, per comportamenti o iniziative, in direzione green sia dei processi produttivi, sia della progettazione dei prodotti: sono quasi due imprese bergamasche su dieci. Questa dinamica ripropone la sfida sul mercato del lavoro, la costante richieste di personale nuovo, specializzato, con nuove competenze. Tutti profili richiesti da settori che a loro volta si sono completamente trasformati, che hanno cambiato pelle – edilizia, industria, agricoltura – e che ora si legano al bisogno di competenze innovative, adeguate al nuovo modo di produrre.
Sempre più tute verdi
Nel 2015, la stima delle imprese, è di avviare tra fine anno e l’anno nuovo almeno 1.470 assunzioni, il 2% di quanto è il fabbisogno di tutta Italia. È un trend in crescita, le aziende lo hanno capito dai numeri: l’anima green nel 2014 ha garantito un fatturato in aumento del 22,1% e un +29,8% di quelle con un’aspettativa di ulteriore crescita per ordini, ricavi e occupazione contro un 10,2% di quelle non green. La qualità ambientale è anche driver vincente nell’export, per il 26,5% green contro il 12% delle altre imprese.
Il green, insomma, fa la differenze per le imprese. E lo farà sempre più nel futuro.
Ma sullo sfondo del panorama generale restano quelle nuvolette nere. Le ha denunciate l’ex ministro dell’Ambiente, bergamasco, Edo Ronchi, nel presentare da Rimini, dal palcoscenico di Ecomondo, gli Stati Generali della Green Economy.
I primi scricchiolii
Ecco l’allarme: nel 2014 in Italia c’è stato un crollo del 71% degli investimenti in rinnovabili causato dal taglio degli incentivi. Il calo era iniziato nel 2013, ma l’anno dopo il fenomeno diventa massiccio, e sta proseguendo anche nel 2015. La nuova potenza elettrica rinnovabile installata è crollata da 11.114 MW del 2011 ai 675 di inizio anno. Il fotovoltaico è passato da 9.303 MW a 424 del 2014. Anche l’occupazione ci rimette: persi 27mila posti di lavoro con un taglio di occupazione nel settore fotovoltaico dell’82%. Ronchi è categorico. «Così non può andare: giusto moderare gli incentivi con il calo dei costi degli impianti e anche ridurre il loro peso sulle bollette. Ma non così – sottolinea -: drastico, retroattivo e senza altre misure per tornare a favorire lo sviluppo delle rinnovabili».
L’ultimo rapporto Eurostat celebra l’Italia come il Paese che con il 16,7% di copertura del fabbisogno di energia elettrica, termica e carburanti da fonti rinnovabili ha superato la performance media europea (al 15%) e ha raggiunto il proprio target fissato per il 2020.
«Se non si introducono nuovi strumenti di sviluppo delle rinnovabili – sollecita Ronchi – si vanificherà quello che è stato un successo della green economy italiana».
© RIPRODUZIONE RISERVATA