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Nitrati da allevamenti: tutelare suolo e acqua

Greenpeace: in Lombardia il 40% dei Comuni siti in zone vulnerabili supera i limiti di legge. Il 60% del carico di azoto zootecnico deriva dai bovini, il 29% dai suini e il 9% dagli avicoli

«Troppi nitrati: dimezzate gli allevamenti». Così recitava il titolo di un articolo riguardante la provincia pubblicato da L’Eco di Bergamo nel 2007. Dopo quasi vent’anni, il problema resta più che mai attuale e al centro del dibattito. Gli allevamenti intensivi possono inquinare suolo e acqua, laddove i limiti di azoto stabiliti dalla Direttiva Nitrati (91/676/CEE) vanno ben oltre quelli consentiti.

Un titolo provocatorio

L’inchiesta – dal titolo provocatorio «Fondi pubblici in pasto ai maiali» – condotta dall’unità investigativa di Greenpeace Italia e dalla giornalista Chiara Spallino punta i riflettori sul tema dell’inquinamento da nitrati, che sono la conseguenza dei livelli di azoto concentrati nelle deiezioni dei capi di bestiame, per lo più bovini e suini, usate per concimare i campi. Il problema esiste nelle zone in cui c’è una forte concentrazione di allevamenti intensivi, come in Pianura Padana. I dati del report riferiscono che, in Lombardia, «nel 2023 il 40% dei Comuni siti in zone “vulnerabili” ai nitrati superava i limiti di legge consentiti per i livelli di azoto di origine zootecnica». Le zone «vulnerabili» sono quelle dove il limite per lo spandimento dei fanghi è fissato in 170 chili di azoto per ettaro all’anno, mentre nelle zone «non vulnerabili» la soglia è di 340 kg di azoto per ettaro.

Relazione sul carico di azoto zootecnico

Greenpeace osserva come la nuova relazione tecnica «Carico di azoto zootecnico» di Regione Lombardia dell’ottobre 2024 confermi lo stesso dato del 40% ed evidenzia come da sei anni la percentuale di Comuni, sia in zone «vulnerabili» sia in zone «non vulnerabili», che supera i livelli consentiti dalla normativa «è rimasta stabile (11%), oscillando tra un minimo di 164 e un massimo di 168». In Lombardia si allevano 26 milioni di avicoli, 3,8 milioni di suini e 1,5 milioni di bovini. Il carico di azoto zootecnico deriva per oltre la metà (60%) dai bovini, seguiti dai suini (29%) e dagli avicoli (9%). La Lombardia detiene il primato italiano per il numero di bovini e suini allevati. Greenpeace avverte come, quando l’accumulo di deiezioni nei suoli diventi eccessivo, i liquami possano diffondersi rapidamente nel suolo e nelle falde e incidere su «qualità e potabilità dell’acqua stimolando l’eutrofizzazione di laghi e fiumi, favorendo la proliferazione di alcune alghe che in sovrannumero danneggiano gli habitat».

I dati di Antegnate e Isso

Se spostiamo il focus alla sola provincia di Bergamo, tra i Comuni con i più alti surplus di azoto emergono Antegnate e Isso. Ad Antegnate, a fronte di circa 3.300 abitanti, ci sono ben 33mila suini e i livelli di azoto superano i 700 kg per ettaro: è considerato zona «vulnerabile». Anche il vicino Comune di Isso lo è: con circa 600 abitanti, i bovini allevati sono 2.300 e 12mila i suini.

Sono doverose, però, delle precisazioni sui criteri di calcolo utilizzati finora da Regione Lombardia per rilevare i carichi di azoto per Comune e definire dov’è possibile spandere i fanghi e dove no. Si tratta di un calcolo prettamente teorico, stabilito dalla deliberazione della giunta regionale 2031 del 2014 e basato sul numero di animali allocati sul territorio comunale, l’azoto tecnico prodotto secondo parametri stabiliti a livello nazionale e la superficie agricola utilizzata (Sau). Questo sistema, però, non tiene conto di alcuni fattori: le aziende agricole, innanzitutto, possiedono altri terreni in altri Comuni, dove vanno a sversare i fanghi, la cui superficie, però, non rientra nel calcolo.

Proprio per ovviare a questa lacuna la Regione, insieme all’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste (Ersaf), nell’ultimo tavolo sui nitrati ha presentato la proposta di un nuovo modello di calcolo più preciso, basato non sul carico potenziale ma su quello reale, conteggiando le delocalizzazioni degli effluenti, la Sau effettivamente utilizzata e le cessioni verso i produttori di fertilizzanti. Si prevede che, secondo questo modello di calcolo, il surplus di azoto per Comune si modifichi, passando, in zone vulnerabili, da 155 Comuni oltre i limiti a meno di 90. La proposta è stata recepita il 27 gennaio scorso con la delibera regionale 3832, che rende attuativo il nuovo calcolo. Così da poterlo introdurre con la relazione tecnica per il 2025-26, attesa entro novembre di quest’anno. Si profilano, però, anche delle criticità: per esempio, se non c’è la possibilità di verificare l’attendibilità delle autodichiarazioni, specialmente sulla movimentazione degli effluenti.

I bollettini nitrati bisettimanali

La mappa pubblicata sopra non è da confondere con i bollettini nitrati emessi periodicamente, sempre da Ersaf, la cui pubblicazione bisettimanale, ripresa lo scorso 30 gennaio, proseguirà sino alla fine di questo mese. I bollettini stabiliscono, per ogni Comune lombardo, se sia possibile o no distribuire non solo fanghi di depurazione ma anche effluenti da allevamento, fertilizzanti, letame, liquami e acque reflue. Per la stagione autunno-inverno 2024-25 i bollettini hanno stabilito, dall’1 novembre al 31 gennaio, 90 giorni di blocco per la distribuzione del concime. Di questi 90, 60 sono stati continuativi, tra dicembre e gennaio. Per i mesi di novembre e febbraio, in cui sono previsti i restanti 30 giorni, i bollettini sono pubblicati ogni lunedì e giovedì, regolando la distribuzione sulla base delle condizioni meteorologiche: indicativamente, bollettino rosso nei giorni di pioggia, e verde quando non piove e i terreni sono asciutti.

I fondi comunitari

Resta il nodo dei fondi pubblici della Politica agricola comune (Pac) alle aziende per investimenti nell’allevamento. Nel 2023, su un totale di 284 milioni di euro ricevuti, «circa il 40% di questi fondi (112,9 milioni di euro) sono stati erogati a imprese zootecniche situate in Comuni (sia Zvn che Znvn) che superano i valori di azoto consentiti». Nella sola Bergamasca sono centinaia di migliaia di euro, in particolare 397mila a Isso e 105mila ad Antegnate. La questione, ovviamente, non è solo regionale: il report di Greenpeace sottolinea come Bruxelles abbia già bussato alle porte del nostro Paese, chiedendo conto del grave ritardo dell’Italia nell’adeguarsi alla Direttiva Nitrati. Ne sono la prova due lettere di mora, una del 2018 e una del 2020: il Paese rischia di essere chiamato in causa di fronte alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

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