«Il settore zootecnico si sta muovendo già da una decina di anni per migliorare la gestione dei reflui da allevamento. Dal mio punto di vista, è fuorviante affermare che il 40% dei Comuni lombardi sfora i limiti di azoto, perché può essere che il quantitativo di effluente prodotto da un Comune sia utilizzato come concime in un altro Comune». Lo osserva il presidente di Coldiretti, Gabriele Borella.
«Azoto oltre i limiti? Problema di calcolo»
Coldiretti: le aziende sono obbligate a monitorare le falde. Confagricoltura: la maggior parte sono in regola con la Direttiva Nitrati
«Ci sono Comuni che hanno una forte presenza di allevamenti sul proprio territorio, ma ci sono anche Comuni che non hanno allevamenti», continua. «Penso al territorio cremonese, dove non ci sono allevamenti di animali e il liquame viene portato per la concimazione del suolo». Se, da un lato, Borella non esclude che possano esserci dei casi limite, «in cui si creano i presupposti per la non osservanza di buone pratiche», dall’altro riporta che Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, impone agli allevatori controlli rigidi: «Obbliga le aziende agricole con un certo carico di azoto a tenere monitorate le falde con piezometri, oppure a mettere in atto pratiche come la copertura dei vasconi, monitorandoli e svolgendo la corretta manutenzione, e l’interramento immediato del refluo quando viene sparso nel campo».
Di fronte a un ritardo della politica, le aziende si stanno muovendo per trovare altre soluzioni come «munirsi di più terreni di proprietà oppure in affitto – prosegue Borella – e in altri casi cedendo i liquami a terzi, per cui si impegnano a portarli dove si attuano monocolture e il letame funziona da fertilizzante per il suolo». Ci sono anche diverse aziende agricole che fanno investimenti per realizzare impianti di produzione di biogas: «Da diversi anni è in atto l’ottimizzazione del refluo zootecnico per la produzione di energie rinnovabili come il biogas e il biometano, che migliorano le caratteristiche del refluo rendendolo più stabile», conclude Borella.
Enzo Ferrazzoli, direttore di Confagricoltura, riguardo alle modalità di calcolo del carico «potenziale» zootecnico, dichiara: «È un calcolo che non viene fatto sul Pua, Piano di utilizzazione agronomica, delle aziende e quindi, anche se corretto, non tiene conto di un aspetto. Quei Comuni sono fuori complessivamente come titolo di azoto in campo da reflui, ma le aziende che rientrano in quei Comuni sono, nella maggior parte dei casi, in regola rispetto alla Direttiva Nitrati, perché vanno a spandere liquami in altri territori con un raggio che, ridotto l’anno scorso a 25 km, arrivava a 40 km, con obbligo di utilizzo del Gps se viene utilizzata la botte liquami». Dal punto di vista dei fondi pubblici ricevuti dalle aziende zootecniche con la Pac, sia Borella che Ferrazzoli ribadiscono che, se le aziende non sono in regola, non possono ricevere alcun finanziamento. Il Pua serve proprio per controllare che tutti i parametri siano rispettati.
Sono in corso degli aggiornamenti anche per migliorare le pratiche di distribuzione degli effluenti. Una delibera di Regione Lombardia (la 2634 del giugno 2024) ha predisposto un piano di azione che predispone un percorso per imporre degli obblighi di distribuzione degli effluenti di allevamento che conduca, entro il 2029, all’abbandono del piatto deviatore, cioè la botte con il getto. Oggi è la distribuzione utilizzata dal 70-80% delle aziende lombarde ma emette più ammoniaca, particolato e odori: l’obiettivo è abbandonarla a favore di tecniche come l’iniezione o la distribuzione raso terra del concime.
Antegnate e Isso: «serve più flessibilità»
«Le problematiche degli allevamenti intensivi in generale, e in particolare nella Bassa bergamasca, sono complesse e interconnesse», commenta il sindaco di Antegnate, Simone Nava, che conferma il numero importante di animali allevati nel suo Comune. «Affrontare tali questioni richiede un approccio che bilanci la necessità di produzione alimentare con il rispetto per l’ambiente, la salute pubblica e il benessere animale».
Come soluzioni propone l’introduzione di «gestioni più sostenibili, come l’allevamento biologico e l’adozione di pratiche di rotazioni colturali; o le colture di copertura fittonanti, come la senape e il rafano, che ad Antegnate, in alcuni casi, sono già presenti». Un aspetto da tenere in considerazione è che «in una zona come la Bassa, dove l’agricoltura è tra le principali attività economiche, l’allevamento intensivo è uno dei pilastri a sostegno dell’occupazione, sia nelle grandi sia nelle piccole imprese agricole, e garantisce reddito per gli agricoltori, le loro famiglie e l’indotto – prosegue Simone Nava –. Gli allevamenti di Antegnate sono soggetti all’autorizzazione integrata ambientale, al Piano di utilizzazione agronomica di smaltimento reflui e al fascicolo aziendale, dove tutti i parametri di legge devono essere rispettati». «La volontà dell’amministrazione è che i benefici economici vengano accompagnati da una politica ambientale volta a garantire che il modello intensivo possa evolvere in modo responsabile e duraturo», conclude Nava.
Anche il sindaco di Isso, Giuseppe Donati, conferma la forte presenza di aziende agricole che allevano bovini e suini: «Due di queste hanno i digestori per la produzione del biogas, che aiuta a ridurre le emissioni in atmosfera». Giuseppe Donati riferisce di criticità sul divieto di spandere gli effluenti emerse in sede di Distretto agricolo Bassa bergamasca a Spirano: «Gli agricoltori si impegnano a rispettare i giorni e gli orari del bollettino. Può capitare, però, che, quando è ammesso lo spandimento degli effluenti, arrivi un forte nubifragio che impedisce di procedere. E magari il giorno seguente non è consentito. Per questo motivo, la richiesta è di maggiore flessibilità». Sui digestori Donati esprime alcuni suggerimenti: «Per mitigare il loro impatto visivo, si potrebbero attuare delle soluzioni come le alberature, oppure creare degli avvallamenti per interrarli e far sì che sporgano il meno possibile, così da non deturpare il paesaggio circostante».
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