Eco.Bergamo / Bergamo Città
Giovedì 07 Gennaio 2016
Farsi contaminare
dalle idee innovative
L’incubatore di Bergamo Sviluppo può diventare modello di un ecosistema di territorio se solo le imprese locali si lasciassero coinvolgere di più dalla condivisione di progetti, conoscenze e tecnologie dei più giovani imprenditori
Giovani e lavoro. Occupazione e impresa. Il futuro di questi soggetti oggi parla loro con un altro alfabeto, completamente riscritto. Parole come condivisione, mutuo soccorso, dono, capitale umano, contaminazione, bellezza, valore, innovazione. E futuro, appunto, il nuovo futuro, il futuro del futuro. In questi ultimi anni, nel mondo dell’economia, si è imposto un termine che ha influenzato e cambiato di molto i comportamenti e le scelte di tanti: condivisione o, se può risultare più immediato, sharing. Dal car sharing alla sharing economy il mondo della condividere ha messo al centro essenzialmente beni o servizi, l’auto, la casa, la bicicletta, la scrivania, gli spazi. Oggi, lavoro e imprese, devono fare un ulteriore salto: passare alla condivisioni delle idee, delle intuizioni, delle conoscenze, dei saperi e delle esperienze in un confronto costante, quasi quotidiano, capace di generare innovazione nel metodo, che diventa poi innovazione tecnologica e alla fine modello imprenditoriale.
Gli incubatori di impresa sono la più efficace testimonianza di questo fenomeno, svolgono indirettamente anche questa funzione fra giovani e imprenditori di startup: la condivisione degli spazi, delle scrivanie, lavorare quasi gomito a gomito porta a scambiarsi consulenze, tecniche, competenze. Favorisce la nascita di relazioni e rapporti imprenditoriali: nasce un vero e proprio ecosistema di contaminazione fra aziende che hanno l’innovazione a fattore comune. Basta fare un giro e visitare gli spazi del laboratorio di innovazione di BergamoSviluppo, al polo tecnologico di Dalmine, per rendersi conto delle dimensioni di questa realtà. Oltre ad essere capitanate da giovani, (una media di 25 anni), solo quest’anno sono state 29 le startup che stanno realizzando il loro progetto.
Il valore di un ecosistema di imprese
Negli ultimi quindici anni altre 135 le hanno precedute e oggi sono alle prese con il vivo del mercato. Di queste 80 sono iscritte nel Registro delle imprese innovative, l’albo speciale delle startup con un alto contenuto tecnologico della Camera di Commercio di Bergamo. Ma le idee, le intuizioni, i progetti che si sono messi in gioco e si sono scambiati in questi ultimi anni sono stati almeno altri mille. E in tutti i settori: informatica e grafica, web, servizi alle imprese, consulenza e ricerca, turismo, green economy con i nuovi modelli di sviluppo legati all’ambiente, all’efficienza energetica e alla sostenibilità dell’impresa. È questa l’aria che tira là dentro. Dove condividere significa sempre contaminarsi, da una idea ne nasce una nuova più arricchita. Dalla condivisione di una tecnologia spesso nasce una nuova applicazione altrettanto innovativa, ma trasformata, arricchita e adattata per essere utilizzata da un altro settore.
Il presupposto però resta sempre la volontà di condividere. E’ questo il nuovo salto da spiccare. Un tempo, ieri, si chiamava trasferimento tecnologico. Oggi il “gioco di squadra”, il tanto e inutilmente invocato “fare sistema” è definitivamente superato: scambiarsi idee, conoscenze, competenze e mettere a comune fattore l’uso delle tecnologie è la nuova frontiera del progresso di una comunità, di un distretto imprenditoriale, di un’economia locale. Gli imprenditori dovrebbe capire questo passaggio e valorizzare maggiormente il salto di qualità che ne nascerebbe.
Condividere con le imprese tradizionali
Le storie di startup che vengono raccontate ogni mese sul nostro magazine “eco.bergamo” non fanno altro che testimoniare questa dinamica: scambiarsi esperienze e conoscenze ha consentito a giovani imprenditori innovativi di migliorare il loro progetto, di mettere a punto più in fretta la loro innovazione. Allargare questo ecosistema di innovazione alle imprese più tradizionali del territorio, coinvolgerle nel tessuto produttivo locale e promuovere un loro sostegno finanziario contribuirebbe ad accelerare la cosiddetta exit delle giovane imprese, ma anche a immettere linfa innovativa se non nei processi almeno nei progetti, nelle idee e nel futuro di fare impresa oggi. Tutti ingredienti per una accelerare anche l’intraprendenza personale dei più giovani.
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