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Fotovoltaico datato? Rinnovare è vincente

Dalla sostituzione con nuovi pannelli incremento produttivo fino al 30% senza occupare ulteriori spazi

Migliorare l’efficienza, aumentare la produzione energetica, rispondere a nuove normative, ridurre i costi di manutenzione e prolungare la vita utile dell’impianto. Queste sono cinque motivazioni che dovrebbero favorire il « revamping » del proprio impianto fotovoltaico. Il termine «revamping», come suggerisce la traduzione dall’inglese, significa rimodernare, rinnovare. In questo settore si fa riferimento al miglioramento dell’efficienza e al prolungamento del funzionamento di impianti fotovoltaici già esistenti e datati.

Oltre il 50% della potenza fotovoltaica in Italia è stata installata durante il boom del Conto Energia, quindi tra il 2007 e il 2014, consistente in un sistema di incentivi promossi dal governo per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Questi impianti, però, a distanza di oltre dieci anni, risentono di una serie di problemi: l’invecchiamento delle componenti, il degrado naturale dei materiali, una riduzione delle prestazioni. Ecco che entrano in gioco i benefici del «revamping», di cui si è registrato una crescita nel 2024 e si prevede un proseguimento nel 2025: la maggiore efficienza energetica grazie alla sostituzione dei pannelli solari con moduli di nuova generazione, che consentono un incremento produttivo fino al 30%; i benefici economici, perché si ottimizza l’impianto, senza occupare ulteriore spazio e riducendo anche i costi operativi e di manutenzione nel lungo periodo; i benefici ambientali, perché non solo si aumenta la produzione di energia rinnovabile, ma si riduce l’impatto associato a ulteriori installazioni.

In Francia sui parcheggi

Proprio in merito all’ottimizzazione degli spazi arriva uno spunto da una recente riforma del governo francese. È stata resa obbligatoria l’installazione di pannelli fotovoltaici sui parcheggi. Un esempio di strategia volta a integrare il fotovoltaico in infrastrutture già presenti. La normativa, approvata nel 2022, riguarda parcheggi, esistenti e nuovi, di grandi dimensioni, con lo scopo di ottimizzare gli spazi, evitare il consumo ulteriore di suolo e incrementare la produzione di energia rinnovabile. Per i parcheggi con più di 400 posti auto ci sarà tempo fino al 2026 per adeguarsi alla norma, mentre per quelli più piccoli (da 80 a 400 posti) la scadenza è il 2028. È richiesto che almeno il 50% della superficie totale del parcheggio debba essere coperto da pannelli fotovoltaici. Le tettoie solari potrebbero generare fino a 11 gigawatt di energia rinnovabile e avere diverse funzionalità: garantire ombra ai veicoli in estate e riparo da pioggia e neve in inverno; oppure fornire energia per ricaricare i veicoli elettrici. Questa iniziativa potrebbe diventare uno spunto anche per altri Paesi, come l’Italia, e si presterebbe a una combinazione con politiche di «revamping» fotovoltaico per accelerare la transizione energetica.

Le sfide per il futuro

C’è un conto alla rovescia che costringe ad agire all’interno di un tempo prefissato dalla scadenza progressiva degli incentivi del Conto Energia, che limiteranno la motivazione degli investitori soprattutto dopo il 2026. A rendere più ostico il quadro ci sono questioni come le autorizzazioni e i diritti di superficie per le installazioni a terra, che richiederanno interventi normativi e soluzioni innovative.

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