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Clean Industrial Deal: cos’è e cosa propone?

La Commissione Ue vara il Piano per accelerare la transizione ecologica e sostenere la competitività. Mobiliterà 100 miliardi di euro.«Semplificazione, ma senza cambiare gli obiettivi».

«Di fronte agli elevati costi energetici e alla feroce concorrenza globale, le industrie europee hanno bisogno di un sostegno urgente. Il Clean Industrial Deal delinea azioni concrete per trasformare la decarbonizzazione in un motore di crescita per le industrie europee. Ciò include l’abbassamento dei prezzi dell’energia, la creazione di posti di lavoro di qualità e le giuste condizioni affinché le aziende prosperino».

Con queste parole la Commissione europea presenta il Clean Industrial Deal, il nuovo piano per la competitività e la decarbonizzazione dell’Unione europea. La via scelta è quella della semplificazione: «senza la motosega» di Elon Musk e «senza cambiare i propri obiettivi climatici» ma «ascoltando» i protagonisti dell’industria e degli affari. Così è stato evidenziato alla presentazione del 26 febbraio scorso di fronte ai rappresentanti dell’industria europea riuniti ad Anversa.

L’atteso Clean Industrial Deal della nuova Commissione di Ursula von der Leyen punta su meno vincoli ambientali per le imprese, su regole per facilitare gli aiuti di Stato, sull’opzione del «Buy European», ovvero «criteri di preferenza europea nelle norme sugli appalti pubblici per settori strategici», in pratica delle clausole per rispondere al «Buy American» caro a Donald Trump. Il programma per rilanciare la competitività europea, schiacciata da Stati Uniti e Cina, è affiancato da un pacchetto Omnibus per snellire la burocrazia e da un piano per abbassare le bollette energetiche. «Vogliamo tagliare i legami burocratici che vi trattengono», assicura la presidente della Commissione europea rivolgendosi agli industriali. L’obiettivo è un continente «di innovazione e produzione industriale».

Il commissario Ue per l’Energia, Dan Jorgensen, asserisce, con un paragone ardito, che la Commissione europea giuri sul rapporto di Mario Draghi sulla competitività come altrove sulla Bibbia. La linea dell’ex presidente del Consiglio italiano, però, prevede la necessità di nuovi fondi per non precipitare in «una lenta agonia». Il nuovo piano prevede di mobilitare 100 miliardi di euro, una cifra ben lontana dalle necessità stimate dall’ex governatore della Banca centrale europea. Tra le altre proposte, Bruxelles si prefigge di creare una banca dedicata alla decarbonizzazione dell’industria.

«La trasformazione verso il “green” renderà la nostra industria grande: non “great again”, ma ancora più grande del passato», evidenzia la vice di von der Leyen, con delega alla Transizione pulita, giusta e competitiva, Teresa Ribera, replicando alle bordate di Donald Trump secondo cui il Green Deal «è un imbroglio». Bruxelles conferma, da una parte, la propria agenda di decarbonizzazione, dall’altra alleggerisce il carico normativo sulle spalle delle aziende. Tassonomia, tassa sul carbonio alle frontiere, norme sulla sostenibilità aziendale e obbligo di rendicontazione sono i quattro capitoli legislativi da snellire, secondo la Commissione europea, seguendo la pressione dell’industria. Al primo dei pacchetti di semplificazione ne seguiranno altri nei prossimi mesi. «Semplificazione non significa deregolamentazione: non stiamo cambiando gli obiettivi del Green Deal, che rimangono dove sono», scandiscono a più riprese Ribera e il commissario Ue all’Economia, Valdis Dombrovskis, presentando la tagliola burocratica finalizzata a ridurre del 35% gli oneri amministrativi per le piccole e medie imprese entro il 2029, con un risparmio stimato di 6,3 miliardi di euro.

Le otto azioni previste dal Piano

Il Clean Industrial Deal sarà declinato con provvedimenti legislativi nei principali settori industriali: l’auto, la siderurgia, la chimica, il cemento. Bruxelles intende adottare un nuovo quadro regolamentare degli aiuti di Stato, che consenta un’approvazione semplificata e più rapida dei progetti legati alle energie rinnovabili e alla decarbonizzazione industriale, per garantire una sufficiente capacità produttiva di tecnologie pulite. La Commissione prevede di «creare un meccanismo europeo che permetta l’acquisto congiunto di materie prime critiche per conto delle aziende interessate». «Non mi faccio alcuna illusione che queste misure possano da sole cambiare la faccia della terra», osserva il commissario al Clima, Wopke Hoekstra. «La verità è che dobbiamo lavorare su molti fronti e con costanza per mettere in pratica una strategia che ci consenta di essere al tempo stesso competitivi sul versante economico, rispettosi sul fronte climatico e indipendenti per quanto riguarda l’energia». Il rilancio della competitività industriale passa anche per costi dell’energia più bassi per le imprese, a cui Bruxelles dedica un piano ad hoc.

Il Clean Industrial Deal si basa su una premessa: il declino dell’industria europea non è una conseguenza dell’agenda verde. Anzi, è solo accelerando sulla transizione ecologica che le aziende potranno tornare a correre. Il piano della Commissione europea punta a stimolare la produzione di tecnologie pulite dentro i confini Ue mobilitando investimenti.

Il programma, in questo senso, rappresenta una sorta di fase due del Green Deal e promette di coniugare le politiche per l’ambiente con quelle per il rilancio dell’industria. L’impegno rivela il difficile tentativo di far ripartire la crescita sul continente, creando una politica economica a livello europeo. «Misure insufficienti» è il giudizio di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria. «I tempi sono cambiati e le azioni dell’Europa devono sterzare decisamente per tutelare le imprese e le famiglie. Le democrazie occidentali si basano sul patto tra impresa e lavoro: mettiamoli finalmente al centro con azioni decise». «Costo dell’energia, sburocratizzazione, transizione ambientale e credito sono aree su cui si deve intervenire», avverte il presidente di Confindustria: «Chiediamo alle forze politiche e alle parti sociali un patto bipartisan per il Paese e per l’Europa. Usa, Cina, India si sono date una visione e la perseguono. Serve che l’Europa faccia lo stesso, subito».

Le proposte del Clean Industrial Deal incassano l’appoggio dei principali gruppi ambientalisti, che giudicano perlopiù positivamente il piano della Commissione. Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, parla di «un’opportunità da non sprecare per mettere in campo un’ambiziosa politica industriale, strettamente integrata con gli obiettivi del Green Deal, in grado di accelerare una giusta transizione verso la neutralità climatica». Secondo Marta Lovisolo , «senior policy advisor» di Ecco, il think tank dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico, il piano europeo «offre agli Stati membri gli strumenti per garantire che la convenienza economica delle rinnovabili possa essere colta dai consumatori finali». Ora, aggiunge l’esperta, «sta agli Stati, e quindi anche all’Italia, tradurre queste indicazioni in politiche nazionali».

Cosa propone il pacchetto «Omnibus»?

La Commissione europea ha adottato, insieme al Clean Industrial Deal, un nuovo pacchetto di proposte, chiamato «Omnibus», per semplificare le norme dell’Ue, stimolare la competitività e sbloccare ulteriori capacità di investimento. Ecco, in sintesi, le nuove proposte.

1) Riduzione dell’80% del numero di aziende dell’Unione europea coinvolte: solo le imprese con oltre 1.000 dipendenti e 50 milioni di fatturato saranno soggette agli obblighi di rendicontazione della CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive: Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale).

2) S emplificazione del reporting: la Commissione rivedrà gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards: Standard europei per il reporting di sostenibilità) per rendere la rendicontazione della sostenibilità più chiara e meno onerosa.

3) Proroga dei tempi di applicazione: le aziende che avrebbero dovuto rendicontare nel 2026 o nel 2027 avranno più tempo per adeguarsi (fino al 2028).

4) Minore impatto sulle Pmi: le grandi imprese dovranno garantire che i nuovi requisiti di rendicontazione non impongano oneri eccessivi alle aziende più piccole nella loro catena del valore.

Ora le proposte legislative saranno sottoposte all’esame e all’adozione del Parlamento europeo e del Consiglio europeo. Le modifiche entreranno in vigore quando sarà raggiunto un accordo sulle proposte e dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. Gli sviluppi sono da tenere monitorati.

Piano d’azione per l’energia accessibile

Per realizzare il Clean Industrial Deal, l’Europa ha bisogno di energia accessibile. Una serie di misure concrete, a breve termine e strutturali, sono state varate per garantire competitività, accessibilità, sicurezza e sostenibilità per cittadini e aziende. L’energia è un elemento costitutivo e una forza trainante dell’Unione europea, nonché l’area in cui è possibile intraprendere la maggior parte delle azioni per mitigare i cambiamenti climatici. Tuttavia, gli elevati costi energetici stanno danneggiando i cittadini e le aziende dell’Ue.  La povertà energetica  colpisce oltre 46 milioni di europei, mentre l’elettricità è circa tre volte più costosa del gas in molti Paesi europei. Per le industrie, i prezzi al dettaglio dell’elettricità sono quasi raddoppiati dall’inizio della crisi energetica nel 2021. Nell’ambito del Clean Industrial Deal, la Commissione ha presentato un  piano d’azione per un’energia accessibile, basato su quattro pilastri: abbassare i costi energetici per tutti; completare l’unione energetica; attrarre investimenti e garantire l’approvvigionamento; essere pronti per potenziali crisi energetiche. Il piano comprende otto azioni, molte delle quali saranno realizzate già nel 2025.

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