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Il calore dai rifiuti scalda la Norvegia

L’impianto Hafslund di Oslo. Quasi 2 milioni di MWh prodotti per il riscaldamento, insieme a circa 100mila GWh di energia elettrica

I termovalorizzatori tengono al caldo i Paesi scandinavi. Lo dimostra il caso dell’impianto norvegese Celsio, realizzato dalla Hafslund nei pressi di Oslo. Grazie alla particolare conformazione geografica e demografica norvegese, Celsio si è rivelato fin da subito uno degli impianti di valorizzazione degli scarti più importante di tutta l’Europa del Nord.

La sua vicinanza alla capitale norvegese, infatti, lo rende il principale produttore nazionale di calore per il teleriscaldamento: da solo, Celsio produce il 36% di tutto il calore della rete di teleriscaldamento norvegese, destinato in gran parte alla vicina città di Oslo. In termini assoluti, parliamo di 1,8 TWh (quasi due milioni di MWh!) di calore prodotto, insieme a circa 100mila GWh di energia elettrica. L’elettricità, però, non è il punto forte dell’impianto, che punta tutto sulla produzione di calore e sulla circolarità economica: la sezione waste-to-energy di Celsio, infatti, brucia in sicurezza fino a 315.000 tonnellate di rifiuti ogni anno, fornendo riscaldamento e corrente elettrica a basso prezzo agli abitanti del circondario.

Non solo: Hafslund, che è un’azienda municipalizzata, sta cercando di integrare il termovalorizzatore sia nel tessuto locale – con progetti di espansione della fibra ottica, di climatizzazione e raffreddamento a distanza che partono proprio da Celsio – che nella sua proposta di energia pulita. L’azienda, infatti, è uno dei maggiori produttori norvegesi di energia idroelettrica (attraverso la Hafslund Eco Vannkraft), nonché un grande investitore negli ambiti dell’eolico offshore (tramite la partecipazione in Blåvinge) e dell’elettrificazione.

Ma anche in questo caso ci sono state delle critiche. Il problema non è la sicurezza dell’impianto, benché esso si trovi poco distante da Oslo, bensì la quantità di CO2 emessa nell’atmosfera. Hafslund, sotto questo punto di vista, è estremamente trasparente: sul suo sito web ammette che l’impianto produce 459.554 tonnellate di anidride carbonica, superiori alle 400mila tonnellate abbattute dai sistemi implementati nel termovalorizzatore fin dalla fondazione. Per questo, l’azienda sta puntando al potenziamento delle tecnologie Carbon Capture and Storage (cattura e stoccaggio del carbonio, ndr) per ridurre l’impatto ambientale: la parità dovrebbe essere raggiunta entro il 2035.

Inoltre, il dato non considera le tonnellate di CO2 abbattute mediante la normale operatività del termovalorizzatore, cioè i consumi di combustibili fossili evitati con la produzione di calore tramite incenerimento degli scarti: sotto questo punto di vista, l’Hafslund Oslo Celsio è uno degli impianti più efficienti del mondo, producendo una quantità di calore enorme a partire da una mole relativamente ridotta di rifiuti, riducendo così le emissioni di più di un milione di tonnellate di CO2 ogni anno. E poi ci sono i vantaggi economici, che sono duplici: da una parte ci sono gli utili dell’azienda (370 milioni di euro, nel 2024); dall’altra c’è la calmierazione dei prezzi dell’energia elettrica, che dopo l’inizio delle attività del centro a metà 2023 sono scesi da 1.940 corone norvegesi (175 euro) al MWh a 700 corone norvegesi (60 euro) al MWh.

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