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Aiuto: il multitasking ci cambia il cervello

Il mondo digitale ci induce a portare l’attenzione su più fronti nello stesso tempo con effetti sulla mente

Se c’è una parola che sembra definire il modo in cui viviamo e lavoriamo oggi, è multitasking. Passiamo da una mail a un messaggio su WhatsApp, mentre ascoltiamo un podcast e aggiorniamo un file di lavoro. Ci vantiamo di saper fare più cose insieme, convinti che ci renda più produttivi ed efficienti.

Le origini del concetto

L’idea di multitasking si sviluppa negli anni ’60 del ’900 nel mondo dell’informatica, quando Ibm introduce il concetto per i mainframe, i computer in grado di eseguire più operazioni in parallelo. Negli anni successivi, il termine è adottato anche dalla psicologia cognitiva e dalla cultura del lavoro, dove essere «iper-performanti» è visto come un valore. Manager, imprenditori e professionisti di successo spesso sono descritti come persone che riescono a fare mille cose contemporaneamente, senza perdere un colpo. Si è creato, in questo modo, il mito dell’efficienza multitasking: se vuoi avere successo, devi saper gestire più fronti contemporaneamente, anche a costo di sovraccaricare il cervello. Ne parliamo con Zaira Cattaneo, docente e neuroscienziata dell’Università di Bergamo. «Il multitasking è spesso erroneamente associato a un aumento dell’efficacia. Gli esperti, invece, sottolineano che ciò è più una percezione distorta che una realtà. Quando passiamo da un compito all’altro, il nostro cervello impiega tempo per adattarsi, comportando un rallentamento generale delle prestazioni. Questo tempo “perso” nel cambio di contesto può accumularsi rapidamente, compromettendo la nostra efficienza complessiva».

Favorita la distrazione

Uno degli aspetti più gravi del multitasking è la sua tendenza a favorire la distrazione. Quando ci concentriamo su più attività contemporaneamente, diventiamo più suscettibili alle interruzioni esterne e alla dispersione dell’attenzione. Sebbene il multitasking nella vita di tutti i giorni non sia una novità (si pensi a guidare e parlare, o a fare colazione e leggere le notizie), la frequenza del multitasking mediatico è aumentata notevolmente da quando le tecnologie digitali hanno invaso le nostre vite. «Il multitasking mediatico è l’uso simultaneo di due o più tipi di media. Guardare un video on-line e, allo stesso tempo, inviare un messaggio a un amico tramite i social media è un esempio tipico». Nell’attuale panorama dei media digitali e mobili, il multitasking mediatico è diventato una forma molto comune, se non la più comune, di interazione. Negli ultimi anni si è assistito a un’impennata di studi che indagano le associazioni tra il multitasking mediatico e una serie di funzioni cognitive, come l’attenzione sostenuta, il funzionamento esecutivo, la memoria di lavoro e l’impulsività. «Una delle principali preoccupazioni relative al multitasking digitale è il suo potenziale impatto sull’attenzione e sul controllo esecutivo. Esperimenti recenti hanno delineato diversi stili di gestione di processamento di informazioni e hanno osservato che chi era più incline al multitasking era anche più suscettibile alle interferenze degli stimoli ambientali e aveva maggiori difficoltà a filtrare le informazioni irrilevanti. Questi risultati suggeriscono che il multitasking digitale cronico può essere associato a cambiamenti nella struttura del cervello alla base del controllo dell’attenzione».

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