«Non esisteva, allora, neppure un articolo di legge col quale poter istituire un’area protetta per gli uccelli. La caccia era aperta fino al 30 aprile, si potevano uccidere, legalmente, lupi e gufi reali, aquile e lontre, fringuelli e pispole».
«La natura è la Casa comune da proteggere»
La scomparsa di Fulco Pratesi, fondatore del Wwf, avviene in un momento di dura prova per la difesa dell’ambiente. Al via il percorso del Clean Industrial Deal
Così si esprimeva Fulco Pratesi, pioniere e padre dell’ambientalismo italiano, morto l’1 marzo scorso a 90 anni. Fu il fondatore, nel 1966, del Wwf Italia e contribuì alla nascita delle leggi per la tutela della natura, da quella sulla fauna a quella sui parchi. La sua scomparsa avviene in un momento in cui la difesa dell’ambiente è messa a dura prova. Lo osserva con amarezza Marcello Fattori, il presidente della sezione di Bergamo e Brescia proprio del Wwf: «I temi dei limiti del pianeta e della nostra responsabilità nei confronti del cambiamento climatico sembravano concetti assodati». L’Unione europea, con il Green Deal e la Legge sul ripristino della natura, si era posta obiettivi precisi. «E invece si è fermato tutto, clamorosamente». Sulla carta il Clean Industrial Deal presentato dalla nuova Commissione europea mantiene all’orizzonte i traguardi di decarbonizzazione. Le proposte dovranno trasformarsi in direttive del Consiglio e del Parlamento europeo: bisognerà vedere quale punto di incontro si troverà nel dibattito politico. Ora le attenzioni sono orientate alla guerra in Ucraina e alla necessità di riarmare l’Europa con un piano per la difesa di circa 800 miliardi di euro. Una svolta determinata dagli Stati Uniti di Trump e dal loro riavvicinamento alla Russia di Putin. I miliardi mobilitati dal Clean Industrial Deal sono 100. Il divario colpisce: le politiche di transizione ecologica rischiano di passare del tutto in secondo piano.
Una guerra alla sostenibilità
Come se non ci fosse un domani agiscono gli Stati Uniti della seconda amministrazione Trump, che ha dichiarato una vera e propria guerra alla sostenibilità, «tornando deliberatamente – come osserva l’economista Enrico Giovannini – a un capitalismo selvaggio basato sui combustibili fossili». Non solo: espressioni come cambiamento climatico e decarbonizzazione sono state proibite nel linguaggio delle amministrazioni ed eliminate le statistiche su questi temi dai siti web ufficiali statunitensi. Una censura, che si estende ai settori della parità di genere, l’equità, l’inclusione. In questo scenario, sarà già un risultato confortante se l’Europa eviterà accuratamente di allinearsi all’impostazione trumpiana e di consentire ai nemici della sostenibilità di archiviarla come se fosse una moda e non una necessità. Oggi negli Stati Uniti sono sotto attacco anche la ricerca scientifica e medica, con conseguenze imprevedibili per la salute di tutti. La società civile ha una funzione fondamentale per contrastare questa deriva antiscientifica di ben corto respiro, dannosa per le persone e per le imprese. Il Trattato dell’Unione europea fissa in modo esplicito la sostenibilità come obiettivo del continente e del mondo. La tutela dell’ambiente, anche nell’interesse delle future generazioni, è entrata nella Costituzione italiana.
Falsità sulla transizione
Anche nel nostro Paese è necessaria una forte mobilitazione per contrastare la diffusione di notizie false: la transizione energetica, come si spiega più avanti, è il nuovo bersaglio della disinformazione dei «mercanti di dubbi». «La natura è la nostra Casa comune e dobbiamo fare di tutto per proteggerla» è l’eredità di Fulco Pratesi. Tutelare la natura significa salvaguardare noi stessi. Seguendo l’ispirazione della Laudato si’, l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della Casa comune, è stato avviato un progetto destinato ad accompagnare la transizione energetica delle diocesi italiane. Questa è la strada giusta.
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