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Energia a caro prezzo e freno alla transizione

La sostenibilità è sotto attacco. Si deve rimuovere l’ostacolo fiscale per rendere più convenienti gli investimenti di famiglie e imprese

A caro prezzo. In Italia l’alta tassazione sull’elettricità rende la transizione alle fonti rinnovabili di energia meno conveniente di quanto può essere. La sproporzione annulla quasi completamente la maggiore efficienza delle soluzioni elettriche, come, per le famiglie, la pompa di calore e il piano a induzione rispetto alla caldaia e al fornello a gas. L’elevata imposizione fiscale appesantisce anche la ricarica elettrica, malgrado la maggiore efficienza delle auto a batteria consenta di mantenere un consistente vantaggio rispetto ai veicoli a motore endotermico alimentato da carburanti fossili.

Ce lo spiegano bene gli esperti di Ecco, il think tank italiano per il clima. Il Clean Industrial Deal, il piano della nuova Commissione europea, delinea, di fronte agli elevati costi energetici e alla feroce concorrenza globale, azioni concrete per trasformare la decarbonizzazione in un motore di crescita per le industrie. Il Piano d’azione per l’energia accessibile, in particolare, fornisce agli Stati dell’Unione europea le indicazioni per garantire che la convenienza economica delle rinnovabili possa essere colta dai consumatori. I principi del Piano sono due. Il primo è la dichiarazione della connessione molto chiara tra la dipendenza dai combustibili fossili importati e i prezzi dell’energia fuori controllo. Il secondo è, appunto, l’evidenza dell’elevata tassazione dell’elettricità rispetto ai combustibili fossili come concausa degli alti prezzi. Insomma, in Italia la bolletta dell’elettricità è molto cara perché lo Stato ha deciso di tassarla molto. A chi giova? Di sicuro, a chi intende fermamente conservare la dipendenza dai fossili.

Lo spirito è cambiato

La necessità di rimuovere l’ostacolo fiscale per rendere più convenienti gli investimenti di famiglie e imprese è urgente, mentre la sostenibilità è sotto attacco. Dopo i passi avanti compiuti, in tutto il mondo, negli anni scorsi, ora la cura, le politiche di transizione ecologica sono additate come il capro espiatorio, mentre la malattia, la crisi ecologica e climatica, è sottaciuta o addirittura cancellata. Lo spirito con cui eravamo usciti dal Covid, «One health», la salute dell’uomo e dell’ambiente è una sola, è stato dimenticato. Si paga pegno alla crescente polarizzazione ed estremizzazione per calcoli elettorali. Da un lato, occorre ammettere che del gas, a questo stato delle innovazioni tecnologiche, avremo bisogno ancora a lungo, per esempio nei settori industriali più energivori e nel riscaldamento delle case non nuove e non agevolmente ristrutturabili. Così come può servire valutare costi e tempi di realizzazione del nucleare nei Paesi come l’Italia che l’hanno abbandonato, mentre resta utile dove è già disponibile, piuttosto che ricorrere al carbone. Dall’altro lato, occorre che le politiche industriali europee mantengano la barra dritta verso i propri obiettivi di decarbonizzazione, ben lungi dal nichilismo della seconda amministrazione di Donald Trump.

Le politiche infauste di Trump

Com’è noto, il presidente rieletto non si limita a uscire, per la seconda volta, dall’Accordo di Parigi sul clima, ma sta sopprimendo le regolamentazioni, svuotando l’Epa, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente istituita dal repubblicano Richard Nixon nel 1970. Una transizione alla rovescia. Non si sta cancellando solo la scienza sgradita, ma ogni norma di buon senso. Politiche di corto respiro, in cui interessa solo la remunerazione immediata.

Giova ricordare la frase attribuita al capo indiano Toro Seduto: «Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche». Il miglior commento alle infauste politiche di Trump.

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