Burger button

I Pfas minacciano l’ambiente e la salute

La loro presenza è in molti prodotti di uso quotidiano. La Lombardia registra un tasso di positività superiore al 10%. Bisogna «Intensificare ricerche, monitorare potenziali pericoli»

La produzione e il consumo di Pfas come minacce per la salute pubblica: è l’oggetto di una lettera aperta alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, da 94 associazioni europee. Le associazioni denunciano «una campagna di lobbying e disinformazione orchestrata dall’industria dei Pfas e dai suoi alleati per indebolire la proposta dell’Ue di limitare i forever chemicals (sostanze chimiche eterne, ndr) e scaricare i costi di questo inquinamento sulla società». I Pfas, acronimo inglese di «perfluorinated alkylated substances», in italiano sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, o sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, sono un gruppo di fluoruri alchilici dotati di proprietà tensioattive.

Resistenza alla degradazione

Introdotti per la prima volta negli anni Quaranta come composti chimici di sintesi e apprezzati per la resistenza ai processi naturali di degradazione, oggi i Pfas comprendono oltre quattromila sostanze, utilizzate principalmente in ambito industriale. Sono presenti in numerosi prodotti di uso quotidiano: nelle superfici antiaderenti delle pentole, nei detergenti, nei lucidanti per pavimenti e nelle vernici al lattice. Sono impiegati anche nel trattamento di tessuti, tappeti, pelli e rivestimenti per renderli impermeabili e resistenti alle macchie.

Inoltre, trovano applicazione nel settore medico, nella placcatura dei metalli, nella lavorazione del petrolio, nella produzione mineraria e nella realizzazione di imballaggi alimentari. Il loro impiego si estende poi anche all’edilizia, all’elettronica e al settore energetico. La loro presenza in Italia è un fenomeno diffuso, che riguarda i corsi d’acqua di tutte le Regioni italiane in cui queste sostanze sono state finora cercate.

In Lombardia tasso di positività superiore al 10%

Lo rivela un’inchiesta di Greenpeace dell’anno scorso, basata sul database Ispra, che ospita gli esiti delle analisi compiute dalle Arpa regionali e delle province autonome in Italia tra 2019 e 2022 in merito alla presenza di Pfas nei corpi idrici. La percentuale di valori positivi ai Pfas varia da Regione a Regione, anche a seconda dell’accuratezza delle misurazioni effettuate dai diversi enti pubblici. Basilicata (31%), Veneto (30%) e Liguria (30%) sono le Regioni con la più alta percentuale di analisi positive, ma anche la Lombardia è tra le Regioni con un tasso di positività superiore al 10% nel periodo preso in considerazione ed è la terza Regione italiana per concentrazioni rilevate di Pfoa, acido perfluoroottanoico, usato come rivestimento impermeabilizzante per tessuti, pellame, carta e nella cera per pavimenti. L’ultimo aggiornamento dei dati di Arpa Lombardia sullo stato chimico dei corpi idrici regionali risale al 2023. I risultati non sono rincuoranti: solo il 31% dei corpi idrici lacustri monitorati e il 68% di quelli fluviali è risultato in stato chimico buono.

Leggi anche

Come riporta Arpa Lombardia sul proprio sito, tra le nuove sostanze dell’elenco di priorità inserite dal D. Lgs.172/2015, nelle quali sono compresi anche i Pfas e che sono state considerate all’interno dei risultati del 2023, la sostanza perfluoroalchilica Pfos (facente parte della famiglia dei Pfas) è l’elemento principale che determina lo scadimento del buono stato di molti dei corpi idrici lombardi.

I danni alla salute

Quali sono le conseguenze? Secondo gli studi dell’Irccs Mario Negri di Milano, i Pfas possono essere assorbiti dal sangue umano e causare gravi danni alla salute. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha indicato un possibile aumento dei livelli di colesterolo, mentre altri studi hanno riscontrato effetti negativi su fegato, tiroide, sistema immunitario, sistema riproduttivo e un aumento del rischio di alcune forme di cancro.

Al vaglio del Parlamento c’è un decreto legislativo che introduce un nuovo valore limite di 20 nanogrammi per litro per la somma di quattro Pfas nelle acque potabili. Secondo Greenpeace, il testo «necessita di ulteriori correttivi e miglioramenti per proteggere in modo ancora più efficace la salute umana e tutelare un bene comune come l’acqua pubblica».

La qualità delle acque di superficie è regolamentata dalla Direttiva europea sulle acque 2000/60/CE, che prevede la definizione per ciascun corpo idrico di uno stato ambientale, composto di due parti: stato ecologico e stato chimico.

In bergamasca buono il 30% dei corpi idrici

Lo stato ecologico riguarda il funzionamento dell’ecosistema fluviale e prende in considerazione gli elementi biologici e i parametri chimico-fisici che ne permettono la sopravvivenza. Lo stato chimico è definito dalla presenza di una serie di sostanze inserite in un elenco di priorità per via della loro pericolosità per l’ambiente e per l’uomo.

La valutazione finale, sulla base di questi parametri, stabilisce che un corpo idrico è in stato ecologico elevato, buono, sufficiente, scarso o cattivo e in stato chimico buono o non buono. La Direttiva chiede agli Stati membri di conseguire entro il 2027 lo stato ambientale buono per tutti i corpi idrici.

Leggi anche

In Lombardia, secondo i dati Arpa, sono in stato ecologico buono o elevato il 36% dei corpi idrici naturali monitorati. In provincia di Bergamo la situazione è simile: il 30% dei corpi idrici è in stato almeno buono. Per lo stato chimico, consegue lo stato buono il 62% dei corpi idrici monitorati in Lombardia, il 74% in provincia di Bergamo. Per fare un paragone, a livello nazionale lo stato ecologico è buono per il 23% dei corpi idrici, mentre lo stato chimico è almeno buono nel 75% dei corpi idrici.

Il Pfos della famiglia dei Pfas è l’elemento principale dello scadimento del buono stato di molti dei corpi idrici lombardi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA