Bici elettriche con la targa
La soluzione sta nel mezzo


Un emendamento al disegno di legge di riforma al Codice della strada ha creato non poco scompiglio. Un equivoco alla base: tutte le biciclette necessiteranno di targa e bollo e così le polemiche sono divampate. Basta seguire su Twitter l’hashtag #LaBiciNonSiTocca per capire quanta gente questo dibattito è riuscito ha coinvolgere in poche ore.

L’uso della bicicletta in città è una questione culturale: se storicamente non c’è mai stata una mentalità volta alla valorizzazione di questo mezzo, diffonderla adesso è impresa più ardua.

Si fa un gran parlare di mobilità sostenibile, di riduzione delle emissioni, di creazione di piste ciclabili, ma al momento buono tutto si trasforma in una discussione senza fine che si perde nei meandri di principi politici o burocratici. È successo così proprio sulla questione biciclette, quando qualcosa di buono si stava muovendo e proprio mentre il mercato di quelle elettriche o a pedalata assistita stava dando segnali davvero incoraggianti e il trasporto cittadino si stava affidando alle due ruote.

Ma ecco che un emendamento al disegno di legge di riforma al Codice della strada proposto dal senatore Marco Filippi (Pd) ha creato non poco scompiglio. Nel testo si legge che bisognerebbe pensare «all’individuazione di una modalità per identificare biciclette, ma attraverso l’apposizione facoltativa di un numero identificativo del telaio e l’annotazione dello stesso nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali e il personale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti». L’emendamento di Filippi aggiunge il bisogno di inserire «un’idonea tariffa (bollo, ndr) per i proprietari delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale (una targa, ndr)».

Come spesso accade, ogni comune cittadino ha inteso che tutte le biciclette necessiteranno di targa e bollo e così le polemiche sono divampate. Basta seguire su Twitter l’hashtag #LaBiciNonSiTocca per capire quanta gente questo dibattito è riuscito ha coinvolgere in poche ore.

Eppure, da sostenitori della bicicletta, ma senza lasciarsi prendere da facili considerazioni “populistiche”, avevamo scritto che dotare almeno le biciclette a pedalata assistita (la cui velocità data dal motore elettrico non può oltrepassare i 25 km/h) di una targa e di un’assicurazione potrebbe essere utile in quanto capaci di tutelare i ciclisti e gli altri utenti della strada in caso di incidente. «La targa è un vantaggio per gli altri – spiega Roberto Breda, perito esperto di incidenti stradali -. Una bici che procede a 25 km all’ora in mezzo al resto del traffico stradale può causare incidenti e pensiamo anche al loro uso da parte di rapinatori o delinquenti vari».

«In caso di incidente provocato a terzi, se il mezzo non è assicurato non risponde nemmeno la copertura assicurativa a favore della vittime della strada danneggiate da veicoli senza patente o non identificati». Come spesso accade, la verità potrebbe stare nel mezzo: forse una marchiatura del telaio e del motore elettrico per le bici che ne sono dotate potrebbe bastare. L’importante che il circolo virtuoso che sta portando sempre più biciclette per le strade italiane non si fermi.

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