Allagamenti e frane, sono 37mila i bergamaschi a rischio

LE MAPPE. La geografia del rischio è pubblicata nelle mappe dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ente del ministero dell’Ambiente. Coinvolge 250,9 chilometri quadrati della provincia di Bergamo a «pericolosità da frana molto elevata» e altri 94,9 a «pericolosità da frana elevata», per un totale del 12,6% del territorio.

La geografia del rischio è pubblicata nelle mappe dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ente del ministero dell’Ambiente. Coinvolge 250,9 chilometri quadrati della provincia di Bergamo a «pericolosità da frana molto elevata» e altri 94,9 a «pericolosità da frana elevata», per un totale del 12,6% del territorio.

I chilometri quadrati considerati aree a «pericolosità idraulica elevata» sono 117,2, il 4,3% della superficie totale, mentre altri 154,6 chilometri quadrati, il 5,6%, sono a «pericolosità idraulica media». Dietro i numeri ci sono le persone: qui il rapporto si ribalta, perché più di 27mila bergamaschi vivono in zone ad alta pericolosità di allagamenti, mentre quasi 10mila bergamaschi in zone a forte rischio di frana.

La «cultura del dato»

Se ne parla su eco.bergamo, la rivista di ambiente, ecologia, green economy in edicola domenica 11 giugno gratis con L’Eco di Bergamo (resta poi disponibile nell’edizione digitale di questo sito). Le mappe dell’Ispra, con dettagli su base comunale, possono aiutare una corretta pianificazione e un appropriato monitoraggio. La «cultura del dato», come si legge nell’ultimo rapporto dell’Ispra sul dissesto idrogeologico, rappresenta «uno strumento centrale a supporto delle politiche di mitigazione del rischio, per l’individuazione delle priorità di intervento, la ripartizione dei fondi, la programmazione degli interventi di difesa del suolo».

La vulnerabilità maggiore per alluvioni o esondazioni a Castro, Riva di Solto, Parzanica, Tavernola, Mozzanica

La recente, tragica alluvione in Emilia-Romagna ha riportato al centro dell’attenzione la fragilità del nostro Paese. Le cause delle frane e delle alluvioni sono note: «Alla naturale propensione del territorio al dissesto, legata alle sue caratteristiche meteo-climatiche, topografiche, morfologiche e geologiche, si aggiunge il fatto che l’Italia è un Paese fortemente antropizzato». Inondazioni, smottamenti, erosione delle coste minacciano il 94% dei Comuni italiani.

Il rischio idraulico

L’Ispra calcola, per ogni Comune, la porzione di territorio nelle diverse fasce di pericolosità, cui corrispondono scenari di rischio legati alla conformazione morfologica e alla popolazione che vi vive. Nella Bergamasca le vulnerabilità maggiori per la «pericolosità idraulica», cioè il rischio di alluvioni o esondazioni, si localizzano attorno al lago d’Iseo. A Castro è a «pericolosità idraulica elevata» il 59,4% del territorio, a Riva di Solto il 53,8%, a Parzanica il 40,2%, a Tavernola il 39,9%. Le percentuali della popolazione che risiede in quelle aree, però, sono decisamente inferiori, segno di insediamenti limitati in quelle porzioni di territorio. Un rischio umano, comunque, c’è: nelle zone a «pericolosità elevata» vive il 3,4% degli abitanti di Castro, il 4,5% a Riva di Solto, il 3,5% a Parzanica, il 4,3% a Tavernola. Un Comune della Bassa, Mozzanica, si segnala per la «pericolosità idraulica elevata» del 36% del territorio, dove, in questo caso, abita più della metà della popolazione, il 52,9%. Solo 23 Comuni della Bergamasca non hanno parti del proprio territorio a elevato rischio idraulico, anche se il 4,3% a «pericolosità idraulica elevata» è un dato contenuto per la media lombarda: solo Monza (1,1%), Sondrio (3,6%) e Milano (4%) hanno valori più bassi.

Smottamenti: aree più estese a Fuipiano Valle Imagna, Valbondione, Ponte Nossa, Valgoglio, Schilpario

Il rischio di frane

L’Ispra definisce le due maggiori classi di rischio per le frane come aree a pericolosità «molto elevata» e a pericolosità «elevata». Le fragilità maggiori si trovano, com’è prevedibile, nelle valli. A Fuipiano Valle Imagna è considerato a pericolosità elevata o molto elevata il 71,2% del territorio, dove vive il 97,3% della popolazione (204 residenti nel 2021); a Valbondione è a rischio il 68,8% del territorio, con il 18,3% della cittadinanza. E poi: è a pericolosità elevata o molto elevata il 64,1% del territorio di Ponte Nossa, dove vive il 12,2% della popolazione; il 54,7% del territorio di Valgoglio, con l’11% dei residenti; il 47,4% del territorio di Schilpario, con il 48,6% dei residenti; il 44,4% di Casnigo, con il 3% dei residenti e via scendendo. I Comuni bergamaschi che non hanno porzioni del territorio a rischio elevato o molto elevato di frana sono 82. Il 12,6% di territorio a pericolosità elevata o molto elevata da frana rende la Bergamasca la seconda provincia più esposta in Lombardia, mentre Sondrio, con il 14,5%, è la prima. In Italia il dato più elevato si osserva in Valle d’Aosta, dove addirittura l’81,9% del territorio è a rischio.

Pericolosità idraulica per 27mila bergamaschi, di smottamenti per 10mila

Il patrimonio culturale

L’Ispra dedica, tra l’altro, un focus al patrimonio culturale messo a rischio da smottamenti e allagamenti. Edifici storici, monumenti, chiese, luoghi d’arte, un mosaico ampio e vulnerabile, ancora più fragile laddove il territorio lo è. Nella Bergamasca la mappatura indica 45 beni in aree a pericolosità da frana molto elevata, altri 47 in zone a pericolosità elevata, un totale dell’11,2% del patrimonio localizzato in zone con qualche pericolosità da frana. Sono, invece, 138, il 5,3% del totale, i beni culturali in zone a elevata pericolosità idraulica, 202 (il 7,8%) in zone a pericolosità media, 423 in zone a pericolosità bassa (il 16,3%): il 29,4% dei beni culturali è situato in luoghi soggetti a pericolosità. L’Ispra specifica che «è importante valutare anche lo scenario meno probabile, tenuto conto che, in caso di evento, i danni prodotti al patrimonio culturale sarebbero inestimabili e irreversibili».

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