Colere-Lizzola: le posizioni sul collegamento

Sul tavolo le voci delle associazioni ambientaliste che ritengono il progetto del comprensorio da 50 km di piste «Impattante e obsoleto» e spingono a «valorizzare le terre alte con altre forme di turismo». L’appoggio dei sindaci, «permetterà di godersi la montagna sia in inverno che in estate». A rischio una Zona speciale di conservazione

Settanta milioni di euro, di cui 50 pubblici: sono queste le cifre preventivate per unire gli impianti sciistici di Lizzola con quelli di Colere, creando un comprensorio unico da 50 km di piste. Il progetto, presentato da RSI Srl, attuale gestore di Colere, promette di aumentare l’afflusso di turisti, con conseguente ritorno economico per i Comuni interessati.

Le voci degli ecologisti e del collettivo Terre Alt(r)e

Le associazioni ambientaliste Legambiente e Orobievive, in una lettera aperta, affermano: «Considerando le condizioni climatiche sempre più incerte e la bassa quota della stazione sciistica, situata tra i 1050 e i 2250 metri di altitudine, la realizzazione di questi interventi è particolarmente impattante e obsoleta». «L’innalzamento della quota dell’innevamento, la diminuzione dei giorni di neve e tutte le altre condizioni che hanno cambiato l’inverno come lo conoscevamo fanno sembrare un progetto di questo tipo un accanimento terapeutico sugli impianti sciistici», osserva Cesare Epis di Terre Alt(r)e, collettivo unitosi nel dissenso al progetto.

Zona speciale di conservazione a rischio

Per ottemperare alla carenza nevosa, il progetto di RSI Srl prevede l’installazione di un bacino di 60.000-80.000 metri cubi alle pendici nordest del monte Ferrante: «Non può intercettare acqua dal terreno in quanto carsico», sostiene Angelo Borroni di Orobievive.

Sulla superficie dello stesso si prevede l’installazione di pannelli solari flottanti per coprire una parte del fabbisogno energetico degli impianti: «La potenza in gioco raddoppia rispetto all’attuale, perché l’obiettivo è quello di avere meno code e quindi impianti più veloci ed efficienti», continua Borroni.

L’area interessata dal progetto si trova al centro della Zona speciale di conservazione (Zsc) Val Zurio, Val Sanguigno e Pizzo della Presolana, la più estesa della provincia: «È una struttura geologica irripetibile – spiega Borroni – identificata come “mare in burrasca”. Sarà spianata con esplosivi e mezzi di frantumazione».

Posizione delle amministrazioni locali

«O si dà la possibilità a questa società di investire nei nostri territori o moriamo», continua. «Con tutti i no che ci dicono, siamo costretti a sopravvivere: i giovani se ne vanno, la montagna si spopola, perché non c’è la possibilità di lavorare e restare qui». Il progetto, al contrario, come fa presente il sindaco di Colere, Gabriele Bettineschi, «dovrebbe portare non solo un incremento del turismo ma anche dal punto di vista occupazionale». «La previsione occupazionale del comprensorio è di 50 dipendenti stagionali. parliamo di numeri molto bassi», ribatte Borroni su quest’ultimo aspetto. A suo giudizio, per investire davvero nel territorio, le priorità dovrebbero essere diverse: «Viabilità, sanità, scuole, infrastrutture sono tutti servizi che necessiterebbero di grossi interventi di sistemazione prima di investire nello sci e nel tempo libero di poche persone». Le perplessità sulle ricadute positive del progetto arrivano anche da Pietro Orrù, sindaco di Vilminore di Scalve, che afferma: «È positivo che si voglia investire nelle vallate, ma il territorio di Vilminore è sempre stato in piedi grazie a un tessuto industriale molto forte. Per potersi inserire con successo all’interno del tessuto economico locale, un investimento di questa portata deve avere ricadute importanti su Vilminore».

La soluzione: altre forme di turismo

Come si può, allora, valorizzare la montagna? Secondo Legambiente e Orobievive, « la cura della sentieristica, il turismo scientifico, gli agriturismi, l’educazione ambientale rivolta alle scuole e molte altre forme di turismo sostenibile potrebbero attivare l’economia locale senza compromettere l’integrità del territorio protetto». In uno dei recenti incontri «Quale montagna vuoi?» organizzato da Orobievive e Terre Alt(r)e tenutosi a Clusone lo scorso novembre, sono stati presentati esempi virtuosi di salvaguardia del territorio montano. Uno di questi è il progetto «BeyondSnow» di Interreg Spazio Alpino, cofinanziato dall’Ue, che mira ad aumentare la resilienza socio-ecologica delle piccole destinazioni turistiche di media altitudine.

Il progetto del comprensorio Colere-Lizzola, per ora, è stato depositato solo presso le amministrazioni locali interessate ed è ancora lontano dall’inizio dell’iter burocratico che, come ricorda Yvan Caccia, presidente del Parco Regionale delle Orobie Bergamasche e sindaco di Ardesio, comporta «norme qualificanti e procedure rigorose che chiunque deve rispettare per vedersi autorizzata un’iniziativa». Il suo invito è a lasciare «che l’iniziativa cominci il suo iter», perché «le valutazioni di progetti importanti prevedono il coinvolgimento di tutte le parti sociali, associate e non associate, ed è all’interno di esse che chiunque potrà e dovrà esprimere una propria opinione, anche tecnica».

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