Il contributo digitale alla sostenibilità

Energia e digitale si alimentano a vicenda sulla strada verso la sostenibilità. La norma ISO fisserà gli standard per misurare efficienza energetica, uso di materie prime, incidenza dei trasporti e il consumo di acqua dell’IA per ridurne gli impatti. Un passo necessario perché la tecnologia aiuti in concreto la transizione ecologica ad affermarsi

La transizione ecologica ci chiede una rivoluzione culturale. Non possiamo più solo difenderci, ma dobbiamo costruire una nuova visione del rapporto tra ambiente, economia e società.

Non ci basta un’unica dimensione: quanto consumiamo e quante emissioni produciamo. Ora dobbiamo considerare molte altre variabili importanti per il benessere sostenibile dell’intero pianeta, che è intessuto di economie con diverse velocità di crescita e diversi livelli di impatto sull’ambiente. Per ogni innovazione e per ogni scelta dobbiamo considerare un v ero e proprio bilancio, in grado di comunicarci se stiamo investendo efficacemente le risorse disponibili per avvicinarci il più possibile a una società non solo meno inquinante ma anche con nuove opportunità di sviluppo economico equo e solidale.

Data center: motore della trasformazione digitale

Oggi i data center sono misurati nella loro capacità di usare efficacemente l’energia e l’acqua, elementi essenziali per farli funzionare, ma ancora raramente sono letti nell’ecosistema in cui si inseriscono.

La consapevolezza dei consumi è ancora in fase di costruzione: i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia sui data center vedono consumi in crescita continua, ma ancora tali – per l’energia, ad esempio – da pesare, in Unione europea nei prossimi anni, fino al 3% dei consumi totali. Per l’acqua l’attenzione è più locale e legata alla sua qualità: dove si insedia un data center c’è un importante bisogno di acqua pura, la stessa che consumiamo tutti.

Si cita il caso di una cittadina dell’Oregon statunitense, in cui un colosso dei dati gestisce tre data center e ne sta realizzando altri due: il governo della città prima cerca di non diffondere i dati dei consumi di acqua delle infrastrutture, poi rinuncia, così che emerge come i data center locali consumino più del 25% dell’acqua potabile cittadina.

La transizione ecologica, soprattutto perché coltiva aspettative di un contributo efficace da parte della transizione digitale, ha la necessità di conoscere e di capire. Com’è accaduto per ogni rivoluzione industriale, disporre di pochi dati significa alimentare pregiudizi e preoccupazioni. L’ISO, l’organizzazione mondiale che sviluppa norme tecniche per produttori e regolatori, per esempio, ha già annunciato la prossima diffusione di una norma che fisserà gli standard per misurare l’efficienza energetica, l’uso delle materie prime, l’incidenza dei trasporti, il consumo di acqua potabile della IA, indicando anche azioni per ridurre i suoi impatti ambientali nel «ciclo di vita», per esempio rispetto all’estrazione di materiali, alla produzione dei componenti del computer e all’energia elettrica consumata per i suoi calcoli.

Evitare l’«effetto rimbalzo»

La transizione digitale interessa molto noi utilizzatori. Dobbiamo evitare il cosiddetto «effetto rimbalzo»: se, come sostengono alcuni studi, l’applicazione della IA potrebbe far risparmiare nelle abitazioni fino al 40% dell’energia necessaria per il riscaldamento, bisogna poi diventare concretamente sobri e non consumare di più perché pensiamo di essere diventati efficienti. Ancora di più, abbiamo l’urgenza di sapere, proprio grazie alla IA, quale impatto sull’ambiente abbiamo ogni volta in cui richiediamo un’informazione alla stessa IA. La sostenibilità senza consapevolezza è puro chiacchiericcio.

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