Tommaso Colleoni: esploro la natura per capire la vita

L’artista si esprime solo con materiali di recupero, raccogliendo oggetti che altrimenti verrebbero scartati. Nel suo armadio i mille oggetti collezionati, tra cui insetti e carcasse trovate nei campi. «Ogni cellula ha una propria funzione», dice, e «non si butta via niente».

La camera, che poi è anche il suo studio, è ordinata, funzionale. Non è il caos creativo che ci si aspetterebbe da un giovane artista di 24 anni, ma un accogliente rifugio in cima alle scale, con il gatto che sonnecchia sul letto. I mille oggetti che recupera, smonta e conserva, gli insetti che colleziona per scrutarli con il microscopio, i legni, le carcasse trovate nei campi sono tutti nel severo armadio, chiusi nei cassetti.

Come un segreto, come un desiderio che deve ancora prendere forma. Tommaso Colleoni, residente a Calusco d’Adda, si sta laureando all’Accademia di Brera, «contento – racconta – di avere incontrato professori molto liberi, che non pretendono opere a loro immagine» e gli hanno insegnato molto, soprattutto sul piano umano. Dai loro insegnamenti, «sto cercando – dice – di prendere il meglio, per creare quello che voglio». E per farlo non utilizza tele e marmo. «Lavoro quasi solamente con materiale di recupero», continua Tommaso, che compera solo lo stretto necessario, come i pennelli, quando li usa, e i pigmenti. «Sono diventato la discarica della famiglia. Prima di buttare, passano a me. E io smonto tutto e conservo nel mio comò: scampoli, molle, tutto quello che potrebbe servirmi».

Tutto serve: per fare la base della scultura della «Madonna del Soccorso», raffigurata dall’iconografia classica con un bastone, nell’atto di colpire il demonio, Tommaso ha utilizzato la base di una lucida pavimenti, mentre il corpo è un groviglio di rami raccolti nel bosco dove, sin da piccolo, giocava esplorando in grande libertà. «Mi è sempre piaciuto fare. Costruivo giocattoli e strumenti, ho sempre avuto animali. Con la natura ho un legame fortissimo. In natura non si butta via niente, anche la cosa più schifosa, in decomposizione, serve».

Si trova ciò che ci cerca

Tommaso è affascinato dalla meccanica delle cose: «Si trova ciò che ci cerca», spiega. «Io trovavo piccoli animali morti, che esaminavo per vedere come sono fatti dentro. Noi razza umana creiamo robot androidi, una copia dell’originale che funziona grazie a un motore di metallo e benzina. Il nostro corpo, il corpo degli animali, funziona e basta. Ogni cellula ha la propria funzione, è un’unità che lavora per conto proprio all’interno di un tutto».

I suoi, avverte, sono studi scientifici: l’impronta è quella ricevuta al liceo scientifico Lussana in città, che ha frequentato. Ma chi lo ascolta legge, nelle sue parole, la domanda fondamentale: «Che cosa è la vita?». E la ricerca di Dio. Tommaso si schernisce: «Dio – dice – è un modo per dire molte cose».

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