L’impianto di Poznan

Il caso virtuoso del termovalorizzatore di Poznan può fare scuola anche in Italia. 216.000 tonnellate di scarti all’anno per la distribuzione di 100.000 MW di energia e 300.000 GJ di riscaldamento. Energia pulita a basso costo per 740.000 persone e abbattimento del 70% dei rifiuti prodotti ogni anno, contribuendo alla sostenibilità ambientale

Ultimato nel 2016, dopo 22 mesi di lavori, con un costo complessivo di 167 milioni di euro, l’impianto alle porte di Poznan – 542.000 abitanti, nella Polonia occidentale – fornisce energia a gran parte della città e del suo circondario. La struttura non è delle più grandi: con una produzione di 130 GWh e una capacità di 18 MW su una singola turbina, il termovalorizzatore è più piccolo di quello di Brescia, gestito da A2A. L’alto tasso di tecnologia, però, permette un’efficienza nella produzione e nella distribuzione dell’energia che le controparti italiane si sognano.

Oltre alla distribuzione di 100.000 MW di energia annui su un totale di 20.000 case (per ora), l’impianto ne copre molte di più grazie alla sua rete di trasmissione del calore, che garantisce un risparmio di 34 MW di energia elettrica riscaldando direttamente le abitazioni della provincia, per un recupero tramite combustione di ben 300.000 GJ di calore.

Come se questa integrazione della struttura nel contesto locale non fosse sufficiente, c’è un altro vantaggio: il termovalorizzatore brucia rifiuti solidi municipali e commerciali, dando la precedenza a quelli provenienti dalle aree geograficamente più prossime. L’input annuo è di 216.000 tonnellate di materiali di scarto, che vengono ridotti ogni anno a 65.000 tonnellate di cenere (a cui vanno sommate 9.000 tonnellate di fluidi residuali). Ciò permette la contrazione del volume dei rifiuti, rendendone più semplice lo smaltimento.

Come funziona l’impianto di Poznan?

Si tratta di un inceneritore sovrastato da una caldaia, che a sua volta è sormontata da una turbina. La combustione dei rifiuti all’interno dell’inceneritore riscalda l’acqua nei tubi della caldaia, trasformandola in vapore a 422°C. La turbina, poi, converte l’energia del vapore in elettricità, mentre il residuo ritorna acqua ad alta temperatura, incanalata nelle tubature per il teleriscaldamento che raggiungono Poznan e nove altri municipi del circondario. L’unico sottoprodotto dell’intero processo sono le ceneri, il cui volume si riduce, però, del 70% rispetto ai rifiuti che entrano nelle linee dell’impianto. Del 30% rimanente, un quarto è ulteriormente recuperato e utilizzato in aggregati utili per la costruzione delle strade. Infine, i materiali ferrosi di scarto prodotti dal termovalorizzatore sono impiegati nelle acciaierie.

E le emissioni gassose? Tramite un sistema di purificazione a più stadi dei gas di scarico, le emissioni in atmosfera sono ridotte al minimo. In questo modo, l’impianto brucia la massima quantità di rifiuti possibili, producendo elettricità e calore per le case vicine, abbatte i volumi di rifiuti solidi, liquidi e gassosi, infine li depura il più possibile. Per tutto ciò che non può essere correttamente smaltito o riutilizzato sono presenti strumenti di gestione e trattamento ecocompatibili.

Infine, per accertarsi che le emissioni non superino i livelli di guardia, il consorzio che gestisce l’impianto – Sita Energia – ha installato ben 6.500 sensori per il monitoraggio degli inquinanti emessi in atmosfera.

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