Zambelli: «Mai rubato un euro
Ho pagato troppo uno sbaglio»

«Stanotte ho dormito. È la prima notte senza incubi, senza aver paura che suoni il campanello». Dario Zambelli, 63 anni il 25 aprile prossimo, ha vissuto la sua personale Festa della liberazione martedì scorso, quando ha patteggiato a un anno e 10 mesi (pena sospesa).

«Stanotte ho dormito. È la prima notte senza incubi, senza aver paura che suoni il campanello». Dario Zambelli, 63 anni il 25 aprile prossimo, ha vissuto la sua personale Festa della liberazione martedì scorso, quando, davanti al giudice, ha risolto con il patteggiamento a un anno e 10 mesi (pena sospesa) la lunga vicenda giudiziaria che l’ha coinvolto e che l’ha visto anche in carcere per quasi tre mesi, dall’8 ottobre 2012. «Ma tutto è cominciato l’anno precedente: la prima perquisizione l’ho subita nel luglio 2011, poi un’altra nel febbraio 2012 e il fermo, a sorpresa, mentre ero a Sciacca con i miei pensionati, l’8 ottobre 2012».

L’accusa era di turbativa d’asta, per la vicenda delle case-vacanza del Comune di Milano. Poi si è aggiunta la corruzione…

«Turbativa d’asta. Fin qui ci sto. Posso aver commesso uno sbaglio, anche se credo di aver pagato fin troppo. Ma sulla corruzione i contorni sono meno chiari. E soprattutto non c’è assolutamente cenno nelle carte processuali a soldi che siano finiti nelle mie tasche. Io ho pagato una fattura, non ho mai preso un euro, diversamente da come poteva sembrare da alcune ricostruzioni giornalistiche. La stessa Guardia di finanza, che mi ha rivoltato come un calzino, non ha trovato nulla fuori posto».

Pagato troppo. Si riferisce alla condanna?

«Mi riferisco a tutto quello che è successo a partire dal fermo del 2012. Ad un certo accanimento della stampa nei miei confronti, con titoloni e fotografie a ogni passaggio della vicenda. Ma se uno fa un errore a 62 anni deve essere trattato così? Ho fatto tante cose, ho servito con passione e in modo disinteressato la Cisl. Posso aver sbagliato, ripeto. Ma non meritavo di essere sbattuto sui giornali, dipinto come “un manager delinquente”».

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