Cronaca / Isola e Valle San Martino
Sabato 26 Novembre 2011
Yara, «viviamo in modo
che non sia morta invano»
Don Antonio Mazzi e don Corinno Scotti in coro: «Viviamo in modo che Yara non sia morta invano». È il senso della Messa di sabato sera a Brembate Sopra nel giorno dell'anniversario della scomparsa sulla via di casa della ginnasta tredicenne.
Don Antonio Mazzi e don Corinno Scotti in coro: «Viviamo in modo che Yara non sia morta invano». È il senso della Messa di sabato sera a Brembate Sopra nel giorno dell'anniversario della scomparsa sulla via di casa della ginnasta tredicenne, il cui corpo fu scoperto tre mesi dopo in un campo a Chignolo d'Isola.
La chiesa parrocchiale era gremita, moltissimi i giovani e i bambini, mentre la famiglia Gambirasio ha preferito restare a casa. Una piccola lanterna a olio illuminava la fotografia di Yara, le chitarre ad allietare la funzione, semplice ma molto partecipata. Canti e desiderio di non dimenticare. Con don Mazzi e il parrocco don Scotti, anche il vicario parrocchiale don Carlo Comi e il nuovo curato.
Nella sua omelia, don Corinno ha ripercorso con grande emozione tutta la storia della scomparsa di Yara, passo dopo passo, fino al tragico epilogo, sottolineando il dovere che ha la comunità di vivere il senso della comunione e di sostenersi reciprocamente.
Don Mazzi ha rilevato: «Pensavamo che la storia di Caino e Abele fosse vecchia, invece ci siamo accorti che c'è un Caino non lontano da noi. La cattiveria e l'odio hanno vinto il primo tempo, la fede e l'amore hanno vinto il secondo. Giochiamo perché prevalga il secondo tempo».
Don Corinno, alla conclusione della funzione, ha comunicato alla comunità la sospensione della pubblicazione del libro su Yara. «È tutto pronto, ma i genitori preferiscono non sia pubblicato. È un libro molto serio, con l'omelia del vescovo, i messaggi scritti sui quadernoni e alcuni articoli della stampa particolarmente significativi. Rispettiamo però la volontà dei genitori».
Il canto finale è stato accompagnato dal battito delle mani, quelle mani che un momento prima, alla recita del Padre Nostro, si erano unite, facendo sentire tutti più vicini.
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