Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 21 Gennaio 2015
Yara, il legale di Bossetti attacca
«Ci sono elementi su un altro uomo»
La difesa di Massimo Bossetti, in carcere da sette mesi per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha tutta l’intenzione di esplorare una pista alternativa per dimostrare che il muratore - come sostiene - non c’entra nulla con l’omicidio della tredicenne, nonostante quella che la Procura definisce la «prova regina»: il suo dna sul corpo di Yara.
E per questo, la difesa valorizza la testimonianza di una donna, sentita dal difensore di Bossetti, Claudio Salvagni nel corso delle indagini difensive, la quale riferisce che, nei mesi precedenti la sparizione e l’omicidio di Yara, il 26 novembre del 2009, conobbe - perché amico di una sua vicina di letto in ospedale - un romeno che lavorava nell’edilizia e che le aveva raccontato di avere una forte amicizia con una ragazza minorenne, Yara, che praticava la ginnastica. L’uomo, qualche tempo dopo, era rimasto senza lavoro ed era tornato in Romania e da quel momento se ne erano perse le tracce.
L’avvocato Salvagni ha stabilito che questa persona è partita verso la Romania da Orio al Serio e ha chiesto alla Procura l’elenco delle utenze telefoniche della zona di Brembate di Sopra in quel 26 novembre di quattro anni fa per verificare se anche il telefono del romeno di fosse agganciato alla cella del paese. «Non mi è stato dato - attacca il legale - e questo mi ha lasciato perplesso perché la Procura deve cercare anche gli elementi a favore dell’indagato». In ambienti giudiziari bergamaschi si spiega però che questi atti non possono essere messi a disposizione della difesa in quanto coperti dal segreto d’indagine fino alla conclusione delle indagini preliminari e, su questo, non vi è alcuna discrezionalità da parte dell’accusa.
Salvagni gioca altre carte a favore della sua tesi: nessuna traccia di Yara sul furgone, sull’auto, sui vestiti e gli attrezzi da lavoro sequestrati al muratore, come ha stabilito la relazione dei Ris dei carabinieri. Nessun pelo di Bossetti sul corpo della tredicenne uccisa, come stabilito dalla consulenza del professor Carlo Previderé dell’Università di Pavia. Circostanze favorevoli a Bossetti che si affastellano, però, ad altre di senso contrario: tra queste il racconto di una testimone che l’estate prima della scomparsa di Yara lo avrebbe visto in auto con una ragazzina nel parcheggio di fronte alla palestra di Brembate Sopra da cui Yara scomparve. Era Bossetti, per la donna, e la ragazzina poteva essere la tredicenne.
Ci sono poi le immagini, analizzate dai carabinieri del Ros nelle quali gli investigatori non hanno dubbi nel riconoscere il furgone cassonato Daily di Bossetti. Sono state riprese da più telecamere di sorveglianza nella zona e vanno ad aggiungersi e a coincidere con una testimonianza raccolta nel 2010 e ribadita dopo l’arresto del muratore. Un teste aveva infatti raccontato di aver visto un furgone, come quello di Bossetti, svoltare a forte velocità per via Morlotti, a fianco del centro polisportivo, proveniente da via Locatelli, dove si trova l’ingresso della palestra. E il testimone ha ribadito di aver visto il furgone dalle 18,40 alle 18,45, proprio negli istanti in cui Yara usciva dalla palestra e se ne perdevano le tracce.
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