Via Paglia: vandali in azione
Razzia e danni in settanta auto

Circa settanta auto prese di mira da una banda di balordi nella zona di
via Paglia (bassa) e via Bonomelli nella notte tra mercoledì e giovedì.
Vetri spaccati, portiere forzate con il piede di porco, e razzia di
qualsiasi cosa si trovasse dentro le vetture.

Circa settanta auto prese di mira da una banda di balordi nella zona di via Paglia (bassa) e via Bonomelli nella notte tra mercoledì e giovedì. Vetri spaccati, portiere forzate con il piede di porco, e razzia di qualsiasi cosa si trovasse dentro le vetture. Dai navigatori, ai documenti, agli spiccioli. Fra le auto scassinate anche quella della moglie del presidente della prima sezione penale e della prima Corte d'assise al Tribunale di Brescia Vittorio Masia.

I carabinieri hanno già rilevato le impronte e, avendo trovato una pezza sporca di sangue, anche il profilo genetico di almeno uno dei ladri. Nel caso abbiano precedenti, hanno le ore contate. La razzia delle auto è stato un episodio unico, ma che ha riacceso i riflettori sulla zona dove ci sono persone esasperate per la presenza di spaccio di droga e liti in strada.

Quanto accaduto nella notte tra mercoledì e giovedì è un evento assolutamente eccezionale. I ladri sono riusciti a danneggiare anche le automobili presenti dentro i cortili privati. Come quella della moglie del giudice Vittorio Masia. «Ritengo si tratti di una squadra di più persone, molto probabilmente arrivati da fuori città - ha precisato -, ma il fatto che abbiano potuto agire indisturbatamente significa che il territorio non è presidiato benissimo. Ci si deve porre il problema ad alti livelli».

La razzia delle automobili in zona ha riacceso i riflettori su via Paglia (la parte bassa) e via Bonomelli. Le voci esasperate si uniscono in un unico coro per lamentare la presenza di ubriachi, drogati, aiuole usate come bagni a cielo aperto, e sporcizia. Nessuno vuole essere identificabile, per evitare problemi. «Siamo stanchi di questa situazione - spiega un signore - servirebbe una telecamera di sorveglianza, almeno sarebbe un deterrente».

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