Vanessa, il giallo dell’intervista
La famiglia: quelle frasi inventate

Polemica dopo l'intervista comparsa sul quotidiano La Repubblica: la famiglia smentisce. Il papà: quell’intervista non c’è mai stata. Il fratello: tutto inventato. Ma il giornalista replica: ci siamo parlati sabato scorso.

«Vanessa non ha fatto nessuna intervista – si sfoga il fratello Mario su Facebook – , anzi è stata proprio rifiutata a quel giornalista che poi ha pubblicato l’articolo, quindi ciò che è stato scritto/detto non è affatto vero. Smentiamo tutto». Anche il papà Salvatore, contattato telefonicamente da L’Eco di Bergamo: «Vanessa non ha rilasciato nessuna intervista», l’articolo «è frutto invece di una ricostruzione degli eventi degli ultimi mesi», dice il padre, confermando che il giornalista è stato nel suo ristorante «parlando solo con me ma senza intervistare Vanessa».

Ecco il post del fratello su Facebook:

Il giornalista Paolo Berizzi invece conferma tutto: «Come Vanessa sa bene ho pubblicato quanto lei mi ha detto sabato scorso nel corso dell’intervista avvenuta nella trattoria del padre. Forse per suo padre e suo fratello il problema è l’intervista esclusiva concordata con un’altra testata?».

Su La Repubblica del 23 marzo erano comparse queste dichiarazioni, attribuite appunto a Vanessa Marzullo: «Non ho nessun altro senso di colpa se non quello di avere fatto preoccupare le persone che mi vogliono bene e, ovviamente, anche l’Italia. Abbiamo ringraziato lo Stato, senza il cui intervento non sarei qui in questo momento». E ancora: «In questi due mesi è come se mi fossi riparata dentro un guscio: - da una parte è stato istinto di autoprotezione. Dall’altra anche un po’ di vergogna», ma «non come la intendono tutti quelli che ci hanno buttato addosso palate di fango». «La vergogna che intendo è un’altra. È andare in giro e vedere che uno ti guarda in faccia con l’aria di chi pensa: “Eccola, adesso è qua. Beata e tranquilla. Ma se non c’era lo Stato che pagava... Se non c’eravamo noi cittadini che pagavamo...”. È una sensazione difficile da spiegare». «Se per vergogna si intende imbarazzo per quello che abbiamo fatto, io non mi vergogno di niente. Anzi, ne vado fiera».

Ecco il video con le prime parole di Vanessa dopo l’arrivo a Verdello, lo scorso gennaio.

Sempre nell’intervista: «Siamo andate in Siria da volontarie con il progetto per il quale abbiamo lavorato per quasi tre anni: “Assistenza sanitaria in Siria”». Non vai «con l’Onu a portare aiuti. Non funziona così». «Non era il primo viaggio in Siria e non sarà l’ultimo», promette. I cinque mesi nelle mani dei rapitori sono stati difficili ma «siamo state trattate bene», sottolinea, «mai subito abusi né violenze. Né ricevuto direttamente minacce di morte. Siamo state fortunate. Credo ci sia molta differenza tra come vengono trattati gli uomini e le donne».

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