Vanessa e Greta rapite in Siria
«Continuiamo a sperare»

«L’orecchio è sempre puntato al telefono: siamo costantemente in attesa che succeda qualcosa. La Farnesina ci tiene informati, ma per ora non ci sono novità».È stanco il tono di voce di Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa, la ventunenne di Brembate rapita in Siria insieme all’amica varesina Greta Ramelli.

«L’orecchio è sempre puntato al telefono: siamo costantemente in attesa che succeda qualcosa. La Farnesina ci tiene informati, ma per ora non ci sono novità. Tante persone ci hanno mostrato la loro vicinanza e questo ci fa piacere».

È stanco il tono di voce di Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa, la ventunenne di Brembate rapita in Siria insieme all’amica varesina Greta Ramelli. Le due ragazze avevano raggiunto Aleppo per portare medicinali, kit di emergenza e generi alimentari nell’ambito del progetto Horriaty.

L’intelligence italiana è al lavoro per stabilire contatti in Siria che aprano un canale per risalire ai rapitori. Per il momento nessuna rivendicazione è stata fatta, né i sequestratori hanno avanzato richieste.

Restano così aperte tutte le ipotesi sul movente del sequestro. Le due che riscuotono più credito tra chi indaga sono quelle del rapimento a scopo di estorsione e di quello «ideologico» e cioè un’azione dimostrativa contro gli occidentali per sostenere da parte dei jihadisti le ragioni della guerra santa.

Il sequestro è stato messo a segno nella notte fra il 31 luglio e il 1° agosto da un commando armato formato da una dozzina di persone. Potrebbe essere una banda specializzata che ha poi ceduto gli ostaggi a quelli che si potrebbero definire, con un termine occidentale, i «mandanti» del sequestro.

L’intelligence italiana è in stretto contatto con i propri informatori in Siria per cercare di capire chi ha in mano le due giovani cooperanti e avviare le trattative per la liberazione. «Ma non è facile – aveva confidato nei primi giorni del sequestro uno 007 – ed è chiaro che il riserbo, in questa fase, oltre che massimo è anche fondamentale per la buona riuscita delle operazioni».

E si sta anche cercando di capire in quali circostanze siano state liberate le due guardie del corpo di Vanessa e Greta, che sono risultate appartenere al battaglione Noureddine Al Zengi, in passato parte integrante dell’esercito dei Moujahedeen, operante proprio nel governatorato di Aleppo. Alcuni appartenenti a questo battaglione provengono dal fronte islamico «Autenticity and development» (letteralmente «Autenticità e sviluppo»), che opera sul fronte dell’opposizione al governo del presidente Bashar al-Assad nella guerra civile siriana e che ha come vessillo la bandiera verde, bianca e nera, con le tre stelle rosse al centro: proprio la bandiera che Vanessa e Greta sventolano felici in alcune delle fotografie che circolano in queste ore.

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