Val del Riso: corsa alle miniere
Parte la volata degli australiani

Sembra si tratti solo di una questione di tempo, ma a breve gli australiani dovrebbero ricevere gli ultimi cinque permessi di ricerca per il comprensorio minerario della Valle del Riso. Dopo avere ottenuto i primi cinque, rinnovati nel frattempo e validi per altri tre anni.

Sembra si tratti solo di una questione di tempo, ma a breve gli australiani dovrebbero ricevere gli ultimi cinque permessi di ricerca per il comprensorio minerario della Valle del Riso. Dopo avere ottenuto i primi cinque, rinnovati nel frattempo e validi per altri tre anni, secondo quanto riferisce il rappresentante di Energia Minerals Italia Marcello De Angelis si tratterebbe «solo di espletare le ultime faccende burocratiche».

«Nei giorni scorsi - continua De Angelis - a Milano si è tenuta senza intoppi la conferenza dei servizi che ci permette quindi di andare avanti. A tal fine provvederemo quindi anche a recuperare la liquidità necessaria dai nostri investitori in Australia».

Energia Minerals Italia è infatti il ramo italiano di un’omonima società quotata in borsa nel lontano Paese. L’iniziativa degli australiani, nonostante siano passati molti mesi dalla notizia del loro interessamento ai giacimenti dell’alta valle (tra le mire della società c’è sempre anche l’uranio di Novazza), sembra farsi man mano più concreta.

«Non spenderemmo nemmeno tempo e denaro se si trattasse di soli annunci» conferma De Angelis. Con 10 permessi di ricerca l’area interessata salirebbe a 4.000 ettari e riguarderebbe i territori di Gorno, Oneta, Oltre il Colle, Premolo e in una minima parte anche Ardesio, il tutto per andare a individuare e quantificare filoni di zinco, piombo e associati (principalmente argento che in genere si trova combinato alla galena).

Sembra escluso l’interesse verso le terre rare, minerali oggi molto preziosi perché utili nell’industria ad alta tecnologia. «In questa zona non ci sono terre rare - continua il rappresentante di Energia Minerals - sarebbe bello se ci fossero, ma non è il caso della Valle del Riso».

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