Val Brembana, 18 luglio 1987
La tragedia dell’alluvione - Foto e video

Cinque morti e danni ingentissimi. Quel sabato pomeriggio l’ondata del Brembo distrusse strade e ponti, mettendo in ginocchio per settimane l’intera valle. A 28 anni distanza è ancora vivo il ricordo della catastrofe. Foto e video d’epoca raccontano una delle giornate più drammatiche della Bergamasca.

La Val Brembana, insieme alla Valtellina, fu la zona maggiormente danneggiata dall’alluvione. Ci furono cinque vittime, con due corpi che non sono mai più stati recuperati.

Tre giorni incessanti di pioggia furono il prologo di quel tragico sabato pomeriggio: il 18 luglio 1987, in sole tre ore, alla stazione meteorologica di Olmo al Brembo, in alta Valle Brembana caddero 245 millimetri di pioggia, un evento eccezionale.

Un fiume di acqua e di macerie invase i paesi e cancellò la statale della Val Brembana in quattordici punti tra Lenna e San Pellegrino.

L’ondata di piena partita in alta valle nel primo pomeriggio, in particolare da Mezzoldo, il paese più colpito, raggiunse poi San Giovanni Bianco e San Pellegrino verso le 17. A causa dell’alluvione tutti i paesi dell’alto Brembo rimasero isolati e centinaia di villeggianti vennero portati a valle con l’ausilio degli elicotteri.

Ma la valanga di fango e acqua provocò soprattutto cinque vittime: Romeo Cortinovis, 35 anni, di Lenna, annegò mentre portava al riparo l’auto nel garage; Angelo Salvetti, 22 anni, di San Giovanni Bianco, rimase bloccato con l’auto in panne sulla strada di Mezzoldo: il corpo fu ritrovato tre giorni dopo a Canonica d’Adda; Paola Tornaghi, 22 anni, di Sesto San Giovanni, sorpresa dal nubifragio a Mezzoldo, venne recuperata fra Olmo e Piazza; i corpi di Marco Tamburrini, 22 anni, di Mediglio (Milano), e di Barbara Orlando, 15 anni, di Longuelo, non sono stati più recuperati.

Per la storia della Valle Brembana resterà una delle giornate più drammatiche: frane, smottamenti, strade e ponti distrutti, linee telefoniche ed elettriche interrotte, tubature del gas, dell’acqua e delle fognature saltate, paesi isolati e aziende danneggiate misero in ginocchio l’intera comunità.

Centinaia i turisti che raggiunsero il fondovalle incamminandosi lungo i sentieri o lungo strade alternative. Per una settimana San Pellegrino fu raggiungibile solo passando per Dossena. Ornica e Piazzatorre uscirono dall’isolamento il 20 luglio, Valtorta il 25, Mezzoldo solo 31 luglio, dopo 13 giorni

Una prima stima approssimativa dei danni causati dall’alluvione venne fatta dopo pochi giorni: furono calcolati 400 miliardi delle vecchie lire.

L’intervento del governo, dopo l’emergenza, arrivò grazie alla legge n. 102 del 2 maggio 1990, meglio conosciuta come Legge Valtellina. Attraverso tale legge sono state stanziate le risorse finanziarie che hanno consentito alle istituzioni coinvolte (Comunità montana, Provincia e Comuni) e ai privati cittadini di intervenire sia per il ripristino di molte opere danneggiate, sia per la realizzazione di nuove infrastrutture, fondamentali per la messa in sicurezza della viabilità.

Difficile cancellare dalla memoria, per chi visse quelle tragiche giornate, l’immagine del Brembo che invade i paesi, il dolore della gente, la distruzione, ma anche la tanta solidarietà che si accese in valle con la voglia di ricostruire e ripartire.

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