Università,via all’anno accademico
Le sfide? «Il merito e la qualità»

Nell’inaugurare ufficialmente il 45° anno accademico dell’Università di Bergamo, il rettore Stefano Paleari parte da dove aveva finito l’anno prima. Con la definizione di cultura come elemento in continua evoluzione («un flusso, non una suppellettile») inserito in un tempo presente che va letto e interpretato.

Nell’inaugurare ufficialmente il 45° anno accademico dell’Università di Bergamo, il rettore Stefano Paleari parte da dove aveva finito l’anno prima. Con la definizione di cultura come elemento in continua evoluzione («un flusso, non una suppellettile») inserito in un tempo presente che va letto e interpretato.

Paleari vola alto anche stavolta. Parla della dittatura del presente e della necessità di riprendere un orizzonte strategico. «Serve capacità di analisi prospettica – dice riferendosi all’Università del futuro –. Ci siamo concentrati sui mezzi senza guardare ai fini». E cita Papa Francesco, che ha parlato di una università che sia luogo di discernimento e di solidarietà, un luogo di formazione delle coscienze.

Dal Dopoguerra agli anni Sessanta – ricorda il rettore – abbiamo visto crescere le università di massa, con una crescita abnorme degli atenei storici. Poi è venuto il tempo del proliferare della piccole università, oggi è il momento di «proiettarci nella nuova società». Un nuovo inizio in un nuovo contesto educativo internazionale. Un’idea di università innovativa, che non preveda gare e competizioni per la leadership, ma una «logica competitiva internazionale», come quella che, nel suo piccolo, sta affrontando l’ateneo orobico. «Servono incentivi per i migliori talenti e l’obiettivo da raggiungere diventa la qualità diffusa. I diritti, i doveri, l’uguaglianza, il merito, questo quello che conta davvero».

La cerimonia inaugurale dell’anno accademico è l’occasione per presentare l’accordo con il Max Planck di Berlino, l’istituto di ricerca scientifica che collaborerà nei prossimi due anni. Al direttore dell’ente, il plurititolato storico della scienza Jürgen Renn, spetta la prolusione. Un lungo e complesso intervento, il suo, che ripercorre le tappe della storia della scienza, «piena di successi ma anche di fallimenti» e questi ultimi sono più significativi delle vittorie, perché spesso portano a svolte importanti. «Mettete sempre alla prova quello che vi viene insegnato – raccomanda Renn rivolgendosi a una platea affollata, ma la prevalenza dei presenti non sono studenti – consapevoli del fatto che la conoscenza vi consentirà di migliorare la vita sulla Terra. Amore, amicizia e conoscenza: con questi elementi si può rendere il mondo un posto migliore».

Su L’Eco in edicola martedì 4 marzo due pagine dedicate all’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Bergamo

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