Una stagione di sacrifici per tutti, visti i tempi che corrono. Ma per le Università italiane, in particolare, il timore è che, nel clima di «tagli» in cui è stato licenziato in legge il decreto Gelmini, si arrivi a sconquassi di bilancio. E a quanto pare sarebbero non pochi gli atenei con «conti in rosso» perché, tra stanziamenti (sempre più risicati) ricevuti dal ministero tramite il Fondo di finanziamento ordinario, l’utilizzo in diversi casi di oltre il 90% delle entrate per il personale (stipendio dei docenti come prima voce) e mutui accesi con le banche per acquisto soprattutto di immobili, le risorse disponibili sono di parecchio inferiori alle entrate.Stando infatti ai dati del Miur (ministero dell’Università e della Ricerca), sarebbero in totale 41 gli atenei indebitati con le banche (si guardi il grafico a fianco, a cui vanno aggiunte l’ateneo di Siena per stranieri, Sant’Anna di Pisa, Normale di Pisa) e si scopre che anche l’Università di Bergamo ha in realtà da tempo mutui accesi per forme di investimento in strutture immobiliari. Come sta allora l’ateneo orobico, in quanto a bilancio? Bergamo ha ricevuto per il 2007-2008 stanziamenti per 34.329.000 euro, di queste risorse il 73,3% è impegnato per stipendi e costi fissi per il personale (e per legge questo tipo di uscite, rispetto alle entrate, non dovrebbe superare il 90%: quindi l’ateneo di Bergamo risulta piuttosto «virtuoso», come ha confermato una recente classifica de «Il Sole 24 Ore» sul rapporto tra spesa per il personale/tasse universitarie/finanziamento statale) e ha debiti che equivalgono all’1,5% delle risorse. «Come si può intuire, quindi, non siamo certo con un bilancio in rosso – spiega il rettore Alberto Castoldi –. E i debiti contratti con le banche sono in realtà degli investimenti sicuri: riguardano in effetti gli impegni che ci siamo accollati sostanzialmente per l’acquisizione della sede di via Dei Caniana. E una parte di questo debito è già stata estinta anticipatamente, per il restante va detto che onestamente ci conviene continuare a pagare la rata. Che, comunque, possiamo onorare in tutta tranquillità, i fondi ci sarebbero anche per estinguere immediatamente il resto del debito. E, oltretutto, va detto che la nostra situazione di bilancio, sulla carta, è ancora più ottimistica di quanto non appaia da questi numeri: il ministero, infatti, ci ha ritenuti, in base a una serie di parametri (costi fissi, studenti in e fuori corso, numero dei docenti), meritevoli di un ulteriore stanziamento di 11 milioni di euro. In totale quindi le nostre entrate salirebbero a circa 46 milioni di euro, solo che questi fondi "aggiuntivi" non sono mai arrivati». E non si sa neppure quanti saranno i prossimi fondi stanziati per l’ateneo bergamasco, né, visti i «tagli» complessivi annunciati dal ministero, se questi si ripercuoteranno in terra orobica. «Ci auspichiamo, come è ovvio, che i fondi da stanziare vengano assegnati con criteri diversi dagli attuali, premiando i meritevoli – aggiunge Castoldi –. Di fatto, comunque, se il nostro bilancio si restringerà non può non preoccuparci il fatto che la sforbiciata toccherà soprattutto gli studenti e il campo della ricerca. Mi spiego: tagli agli stipendi dei docenti (e a Bergamo sono circa 320, per una media di una trentina di corsi di laurea), non si possono fare, sono costi fissi. Si dovrà decidere, in caso di necessità di restrizioni di bilancio, di tagliare sui servizi agli studenti e sugli assegni di ricerca e per i dottorati. Inutile sottolineare che è un grande dispiacere, questo: se il colpo di scure dovesse riguardarci, purtroppo a risentirne saranno i giovani». Previsioni sui futuri stanziamenti? «Di certo sappiamo che quegli 11 milioni di euro che il ministero ci aveva riconosciuto non sono arrivati, evidentemente per mancanza di fondi. Ma non sono in grado di stabilire quanto ci verrà assegnato in futuro. E quando». In totale, in tutta Italia gli stanziamenti per l’università sono stati di 7.119 milioni di euro (e secondo le stime più recenti le spese totale per il personale, dai docenti ai tecnici, incidono per 6,3 miliardi di euro, ovvero l’89% del fondo), ma a quanto pare nel 2009 il fondo conterrà 63 milioni in meno, e il calo nel 2010 andrà oltre il 10%. Sono proprio i tagli che hanno scatenato la protesta studentesca, mentre di contro il ministro Gelmini dichiara che il governo intende ridurre i costi, evidenziando sprechi e bilanci vicini al dissesto di alcuni atenei. Guardando alle cifre della ricerca Miur, sono 26 in Italia le università che, per cominciare, hanno superato il 90% delle entrate per far fronte al personale (e tra queste Bergamo, come si è visto, non c’è), e sono 41 gli atenei che hanno debiti per mutui e prestiti accesi dalla banche. Cosa succederà con le forbici annunciate dalla Gelmini? «Per il bilancio di Bergamo c’è da stare tranquilli – conclude Castoldi – anche perché si spera che gli stanziamenti prossimi vengano erogati anche secondo principi di buona gestione. Di certo, se i fondi vengono tagliati, lo spazio su cui potremo agire sarà purtroppo sugli assegni di ricerca e dottorati, e sui servizi agli studenti. Non si può certo non pagare gli stipendi ai docenti dipendenti».(03/11/2008)
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