Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 16 Dicembre 2013
Uniacque, l’ad ai Comuni:
«La soluzione? Mettete i soldi»
«Aumentare il capitale sociale di Uniacque invece delle tariffe? Se i Comuni mettono i soldi domani, in contanti, può essere una soluzione. Ma mi pare difficile visto il periodo, la crisi economica, i vincoli del Patto di stabilità e tutto il resto».
«Aumentare il capitale sociale di Uniacque invece delle tariffe? Se i Comuni mettono i soldi domani, in contanti, può essere una soluzione. Ma mi pare difficile visto il periodo, la crisi economica, i vincoli del Patto di stabilità e tutto il resto».
È botta e risposta nella guerra dell’acqua che si infiamma giorno dopo giorno. Antonio Pezzotta, amministratore delegato di Uniacque - la società che dal 2007 gestisce il servizio idrico della provincia - replica punto su punto e a muso duro alla cinquantina di sindaci che chiedono di congelare l’aumento retroattivo della tariffa (mantenendo quindi lo 0,95 al metro cubo per il 2013 invece del previsto 1,077) e di elaborare un piano economico alternativo, che faccia leva su altri strumenti come l’aumento di capitale sociale, nuovi mutui o l’efficientazione dei costi di gestione.
«I sindaci propongono di versare soldi e rimpinguare il capitale sociale di Uniacque e nello stesso tempo battono cassa e ci chiedono la restituzione dei vecchi mutui. È quanto meno bizzarro» chiosa l’ad di Uniacque.
Secondo i firmatari della lettera - partita da un gruppo di primi cittadini azzurri, che fanno riferimento al Nuovo centrodestra e quindi all’ex coordinatore del Pdl Angelo Capelli - con il piano economico predisposto, che oggi arriverà in Consiglio provinciale, cittadini e imprese si vedranno accollare 40 milioni di imposte.
«In alternativa – spiega Pezzotta – propongono di aumentare il capitale sociale da parte dei Comuni soci, riversando nelle casse di Uniacque quegli 83 milioni che non sono stati messi all’inizio, quando la società è nata. Vorrei essere chiaro con questi signori: o i Comuni fanno gli aumenti di capitale subito o non possiamo fare investimenti. E se non si fanno i lavori su impianti e reti non a norma, il territorio finisce sotto sanzione».
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