Una tribù Sioux combatte a cavallo
contro un oleodotto nel Nord Dakota

«Questa è la nostra terra»: una tribù Sioux del Nord Dakota sta combattendo a cavallo, con le facce dipinte con i colori nero e giallo, contro i moderni fantasmi dei cowboy, i giganti dell’energia che minacciano le loro terre con nuove infrastrutture.

In questo caso si tratta della costruzione di un oleodotto sotterraneo di circa 1.900 chilometri che dovrebbe sbucare in Illinois. A loro avviso l’oleodotto, in caso di perdite o rotture, rischia di inquinare le falde del Missouri e quindi i rifornimenti idrici della popolazione locale. Ma ai loro occhi appare anche una profanazione perchè l’enorme tubatura violerebbe la sacralità di terre dove generazioni di loro antenati hanno vissuto, cacciato i bisonti e sono stati sepolti.

Il fronte della contestazione, iniziato in aprile, si è ingrossato nelle ultime due settimane, alla vigilia dell’udienza di un procedimento nel quale i nativi americani hanno chiesto di bloccare l’oledotto (costo 3,7 miliardi di dollari). Come nel caso del poi accantonato Keystone Xl, a dare manforte sono arrivati attivisti dell’ambiente e altre tribù di nativi americani della regione, per bloccare il cantiere, invadere le strade adiacenti e presidiare la zona con le tipiche tende indiane in un accampamento attrezzato per una lotta duratura, ad un’ora da Bismark, la capitale.

Finora ci sono stati oltre 20 arresti. Lo sceriffo Kyle Kirchmeier ritiene che la protesta sia illegale, mentre il governatore Jack Dalrympe ha dichiarato lo stato di emergenza evocando rischi per la sicurezza pubblica. Le forze dell’ordine hanno eretto una barricata sulla strada principale che porta al cantiere. Ma in un’occasione hanno dovuto battere in ritirata dopo essere stati accerchiati dagli indiani a cavallo che lanciavano urla con la mano davanti alla bocca.

La società costruttrice, la texana Energy Transfer partners, ha citato in giudizio Dave Achambault II, il capo della tribù, ed altre sei persone, accusandoli di bloccare l’accesso al sito, di minacciare gli operai e di violare la proprietà privata. I Sioux, la più famosa tribù indiana del Nord America, assicurano che la loro protesta è pacifica e sottolineano che nel loro accampamento sono vietate armi, alcol e droga.

La compagnia sostiene che l’oleodotto porterà milioni di dollari all’economia locale e sarà più sicuro di camion e treni che possono avere incidenti di varia natura. Inoltre assicura di aver consultato preventivamente le tribù locali, compresa quella Sioux, che però non sarebbe stata in grado di indicare i siti culturali danneggiati dalla oleodotto. Ma i Sioux negano, e denunciano che l’arma del Genio non ha fatto un adeguato controllo culturale e storico prima che venissero concessi i permessi federali. La guerre nella prateria continua.

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