«Un taglio che non ha precedenti»
Renzi: mercoledì giù le tasse

Mercoledì per la prima volta si abbassano le tasse. Non ci crede nessuno? Lo vediamo». Lo ha detto il premier Matteo Renzi, a «Che tempo che fa» domenica sera, sottolineando che l’impegno è un taglio di 10 miliardi.

«Mercoledì per la prima volta si abbassano le tasse. Non ci crede nessuno? Lo vediamo». Lo ha detto il premier Matteo Renzi, a «Che tempo che fa» domenica sera, sottolineando che l’impegno è un taglio di 10 miliardi.

«Ascoltiamo tutti ma decideremo per le famiglie e le imprese» avverte il premier. E così il governo si appresta a tagliare le tasse per la prima volta e di fronte a questa assoluta inversione di tendenza ogni polemica e ogni derby da stadio è «imbarazzante». Matteo Renzi anticipa poco, in concreto, delle misure sul cuneo fiscale attese per mercoledì, ma ribadisce l’impegno del governo «a favore delle famiglie», rispedendo al mittente le pressioni di lobby, sindacati o categorie. «Ascoltiamo tutti, ma cosa c’è da fare lo sappiamo. Lo faremo non pensando alle associazioni di categoria, ma alle famiglie e alle imprese che hanno problemi reali».

Un taglio «che non ha precedenti» come l’ha definito Angelino Alfano, distribuirne 5 a favore delle aziende e 5 a favore dei lavoratori non funzionerebbe, come «non ha funzionato» in passato. Eppure, continua Renzi, abbassare le imposte alle imprese «è una cosa che cercheremo comunque di fare», tentando allo stesso tempo di dare a chi guadagna 1.500 euro al mese «e non ce la fa», «qualche decina di euro in più al mese», in modo che «quei 100 euro possano essere rimessi in circolo, per andare a mangiare una pizza o comprare un astuccio nuovo», dando una spinta in questo caso ai consumi delle famiglie per spingere l’economia.

Almeno fino a mercoledì il dilemma degli ultimi giorni tra Irap e Irpef è dunque destinato a rimanere insoluto, ma il messaggio alle parti sociali - forte e deciso, in perfetto stile Renzi - non può essere più chiaro. «Trovo abbastanza imbarazzante che per anni si sono aumentate le tasse ed ora che si stanno abbassando sono iniziate le polemiche “le abbassi agli altri e non a me”. Non dobbiamo pensare a un derby Confindustria-sindacati». Piuttosto, suggerisce il premier, «verrebbe da chiedergli, che avete fatto negli ultimi 20 anni per cambiare l’Italia?».

Fin qui il nodo fisco e il rapporto, tutt’altro che liscio, con le associazioni di categoria e sindacali. Se si schiereranno contro il governo, anche sulle misure sul lavoro e il sussidio di disoccupazione, «ce ne faremo una ragione», assicura il premier. Scatenando però la replica piccata del segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, che tiene a mantenere le distanze dalla Cigl di Susanna Camusso: «Renzi non faccia l’errore di fare di tutta un’erba un fascio. Ci sono sindacati e sindacati, come ci sono politici e politici. Tolga i paraocchi». Un altro rapporto tutto da gestire è quello con l’Unione europea. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, farà il suo esordio all’Eurogruppo, mettendo soprattutto l’accento sulla crescita, unica strada per riassestare anche i conti pubblici. Del resto, sottolinea ancora il presidente del Consiglio, la regola del 3% sul deficit/Pil è «una norma concettualmente antiquata ormai». Certo l’Italia la rispetterà «finché non sarà cambiata» e non sarà Roma a cambiare le regole in modo unilaterale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA