Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 01 Dicembre 2014
Ultrà, l’esperto: «Agguato premeditato
Volevano vendicare Ciro Esposito»
«L’origine degli scontri di sabato 23 ha un nome e due date. Il nome: Ciro Esposito. Le date: 3 maggio 2014, quando il tifoso napoletano viene ferito a colpi di pistola dall’ultrà romanista Daniele De Santis, e 25 giugno, quando muore».
Non ha dubbi Paolo Berizzi, inviato di Repubblica, laureato con una tesi sulla psicologia dei tifosi violenti e autore di numerose inchieste sul fenomeno delle curve da stadio, tema che ha affrontato anche nel suo libro «Bande Nere».
Dunque, secondo lei, è da un po’ di tempo che a Bergamo si stava meditando l’agguato. «È dal 25 giugno che gli ultrà bergamaschi hanno in mente questo assalto. È stata una vendetta trasversale: volevano pestare i romanisti per lavare col sangue l’agguato “infame” a Esposito. Dopo la partita di Coppa Italia del 3 maggio, prima della quale fu ferito Ciro, molte curve italiane hanno stretto un accordo di medio-lungo termine per vendicare il napoletano, il primo ultrà ucciso con arma da fuoco da parte di un altro ultrà».
Perché altre tifoserie, seppur acerrime «nemiche» dei napoletani come quella dell’Atalanta, si sarebbero ripromesse di vendicare questa morte? «Perché nel codice ultrà, le cui regole si sono comunque dilatate negli ultimi anni, l’uso delle pistole negli scontri è considerato più di un’infamata. Una cosa inaccettabile. Gli atalantini volevano essere i primi a punire i romanisti, appuntandosi così una sorta di medaglia agli occhi delle altre tifoserie. Sono logiche folli ma nel mondo delle curve valgono più di uno scudetto».
Per questo anche gli atalantini hanno alzato il livello e la pericolosità dello scontro, utilizzando bombe carta imbottite di bulloni, mai comparse finora a Bergamo? «È stata una vera e propria azione militare senza precedenti, pianificata per bersagliare i tifosi romanisti. Non essendo riusciti a raggiungerli, gli ultrà atalantini si sono scontrati con le forze dell’ordine».
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