Tunisi, turisti massacrati al museo
Alcuni bergamaschi rimasti sulle navi

Ci sono anche alcuni bergamaschi a bordo delle navi da crociera ormeggiate al porto di Tunisi e dalle quali ieri mattina erano sbarcati alcuni turisti finiti ostaggi al museo del Bardo. I turisti bergamaschi non avrebbero però preso parte all'escursione organizzata, ma sarebbero rimasti sulla nave, senza dunque correre alcun pericolo.

Cinque uomini armati travestiti da militari hanno assaltato il celebre museo del Bardo, nel cuore di Tunisi, accanto al Parlamento, che forse era il loro obiettivo originario, dal quale sarebbero stati respinti. C'è stata una sparatoria, un assedio con decine di turisti presi in ostaggio - drammatiche le immagini di ragazzi e bambini seduti a terra nel museo twittate dagli stessi ostaggi - e poi si è consumata la strage: 24 i morti, secondo l'ultimo bilancio, e almeno una cinquantina di feriti. La Farnesina, in serata, ha confermato che quattro italiani sono stati uccisi, il primo a essere identificato è stato un 64enne di Novara, Francesco Caldara, e altri 13 sono rimasti feriti. Ma il bilancio, avvertono dal ministero, «è ancora in evoluzione».

A Tunisi c’era anche Giada Frana, una collaboratrice de L’Eco di Bergamo, che ci ha inviato un video e ha scritto un articolo. «La mia giornata era cominciata in modo tranquillo, nessun presentimento di ciò che sarebbe successo di lì a poche ore. Il mio programma: leggere con tranquillità all’Istituto di Cultura francese e poi nel primo pomeriggio andare ad una conferenza stampa organizzata da una ong italiana in occasione del Social forum, che si svolgerà settimana prossima e che sarebbe stata un’occasione di rilancio per il turismo tunisino. Verso l’una sui media tunisini iniziano a trapelare le prime notizie: un attacco terroristico al Parlamento finito, poi, nella presa di alcuni ostaggi nel museo del Bardo lì vicino».

«Con fatica riesco a trovare un taxista che mi ci porti: “Al Bardo? No signorina mi spiace non la porto là, con quello che sta succedendo”. Quando arrivo davanti al cancello del museo, verso le 15, mi dicono che l’operazione è terminata e che stanno aspettando che arrivi il portavoce del primo ministro, Habib Essid, per una conferenza stampa e un bilancio dei morti e dei feriti. La polizia e i militari non lasciano entrare nessuno; fuori ci sono delle transenne per impedire alla folla di passare. Molti abitanti del quartiere si sono subito precipitati sul posto appena hanno saputo della notizia, per dare sostegno morale alle forze di polizia e un messaggio forte contro il terrorismo».

«Mohamed abita a 400 metri dal museo: “Il terrorismo non ha niente a che fare con l’islam. È un problema internazionale, anche gli arabi ne sono vittime. Sono morti anche dei tunisini, chiunque poteva essere al loro posto”. E conclude, amareggiato: “Quest’episodio non farà sicuramente bene al turismo”».

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Eco di Bergamo Testimonianza da Tunisi