Treno deragliato, le anomalie evidenziate
Operai Rfi sorpresi nell’area sequestrata

Un pezzo di ferro di 23 centimetri che si è staccato dalla rotaia ed è stato trovato a venti metri di distanza. L’anomala presenza di una tavoletta di legno infilata proprio sotto la giuntura del binario in quel punto così usurato da aver fatto registrare la mancanza non solo di un bullone, ma anche di due dei quattro perni che fissano la cosiddetta «piastra di giunzione».

E ancora una traversina distrutta e le condizioni in cui si trovava il carrello del terzo vagone, quello che è stato il primo a deragliare e dove hanno trovato la morte le tre donne che stavano andando al lavoro. Sono solo alcuni degli elementi che fanno ipotizzare carenze nella manutenzione e su cui si concentrerà la super consulenza disposta dalla Procura di Milano nell’indagine per disastro ferroviario colposo, che dovrà far luce sull’incidente di due giorni fa nel quale sono anche rimaste ferite 46 persone. Una consulenza nella quale confluiranno, per essere vagliate dai tre esperti nominati dai pm, le anomalie raccolte in questi giorni dagli investigatori della Polfer nell’area, ancora sotto sequestro.

Proprio in una parte di quell’area, a circa un chilometro dalla stazione di Pioltello, nel Milanese, e a un centinaio di metri dal cosiddetto «punto zero» dove il treno è uscito dai binari, sono entrati sabato mattina, senza autorizzazione, quattro tecnici di Rete Ferroviaria Italiana, la società del Gruppo Ferrovie dello Stato che gestisce la rete in tutta Italia, per effettuare rilievi con attrezzature ad ultrasuoni. Per loro, portati in Questura ed identificati, è scattata la denuncia per zviolazione di sigilli», mentre le apparecchiature sono state sequestrate. Gli operai, ha spiegato Rfi, «non avendo la percezione dei confini dell’area sequestrata, non visibilmente segnalati, li hanno superati inavvertitamente. In ogni caso, i tecnici non hanno mai invaso luoghi o aree recintate e non avevano alcuna volontà o intenzione di superare i limiti imposti dalla magistratura». A sorprenderli sono stati gli agenti del Nucleo Operativo Incidenti ferroviari della Polfer che, per tutto il giorno, hanno continuato a raccogliere elementi lungo quei 2,3 chilometri di rotaie su cui il convoglio, lasciando una scia di scintille, ha deragliato prima di schiantarsi dopo aver abbattuto col terzo vagone ben tre pali. Da domattina gli investigatori del Noif, invece, cominceranno a effettuare i rilievi sui vagoni. Vagoni che già da inizio settimana prossima potrebbero essere rimossi e portati in uno speciale hangar. Ciò consentirà di riaprire completamente la circolazione su quella tratta.

Tra lunedì e martedì, inoltre, gli inquirenti in base anche alle relazioni, ancora da depositare, dei Vigili del Fuoco e della stessa Polfer, formalizzeranno le iscrizioni nel registro degli indagati di manager e tecnici di Rfi e di Trenord, società del trasporto ferroviario in Lombardia. Rete Ferroviaria Italiana, nel frattempo, ha voluto precisare che «l’utilizzo di spessori in legno», come quello che si vede immortalato proprio sotto il «punto zero» nelle immagini circolate in questi giorni, non è previsto «dalle normative tecniche e dai protocolli operativi». Le attività di manutenzione, ha spiegato la società, «devono essere eseguite secondo procedure e metodologie operative di lavoro codificate all’interno del Sistema di Gestione della Sicurezza di Rfi». Spetterà, in ogni caso, alla super consulenza disposta dai pm stabilire se anche quel «tacco di legno», come altri elementi che hanno fatto sorgere seri dubbi sulla buona manutenzione della rotaia, possa essere una delle cause che hanno portato al disastro ferroviario, oppure se l’incidente sia stato provocato da una concatenazione di anomalie, compresi eventuali problemi a quei vagoni che ora sono un groviglio di lamiere.

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