Tracollo dei titoli di Veneto Banca
Tra gli indagati c’è anche un bergamasco

La Procura di Roma ha concluso le indagini sul tracollo finanziario di Veneto Banca, che ha visto coinvolti migliaia di risparmiatori, presentando il conto all’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli (posto agli arresti domiciliari con l’accusa di aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza, Bankitalia e Consob) e a 14 ex manager.

Tra i destinatari di un avviso di garanzia il bergamasco Mosè Fagiani, responsabile commerciale dal 2010 al dicembre 2014. Gli altri indagati hanno ricoperto incarichi di rilievo all’interno del gruppo di Montebelluna tra il 2013 e il 2014, prima dell’azzeramento del valore delle azioni con l’ingresso del fondo Atlante, che ora ne detiene il 97,64%.

Sul registro degli indagati sono finiti anche l’ex presidente Flavio Trinca, Stefano Bertolo, responsabile della Direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014 e poi dirigente preposto di Veneto Banca, Flavio Marcolin, responsabile degli affari societari e legali dal marzo 2014, Francesco Favotto, presidente del Cda dall’aprile 2014 all’ottobre 2015, Massimo Lembo, all’epoca capo della Direzione Compliance, Pietro D’Aguì, per un lungo periodo al vertice di Banca Intermobiliare, Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava SS, Diego Xausa, Marco Pezzetti, Michele Stiz, Martino Mazzoccato e Roberto D’Imperio, questi ultimi componenti il collegio sindacale di Veneto Banca, e Renato Merlo, all’epoca responsabile Banche estere e Partecipazioni.

Veneto Banca in una nota sottolinea che i suoi dirigenti «hanno offerto oggi e offriranno sempre piena collaborazione all’autorità giudiziaria e alla Guardia di Finanza, che ha eseguito provvedimenti e perquisizioni su eventi riferiti a passate amministrazioni nell’ambito delle indagini da tempo avviate dalla Procura di Roma, in relazione alle già note ipotesi di reato di aggiotaggio e di ostacolo alla vigilanza».

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