Tifo violento, continua il processo
«E il Bocia fece l’inchino ai siciliani»

Prosegue il processo scaturito dalla maxi inchiesta del pm Carmen Pugliese riguardante il tifo violento e che vede coinvolte 147 persone.

Come è noto la Corte di Cassazione nelle scorse settimane ha accolto il ricorso del pm Carmen Pugliese e ha annullato la sentenza con cui il leader degli ultrà Claudio Galimberti, da tutti conosciuto come Bocia, e cinque suoi fedelissimi erano stati prosciolti dall’accusa per associazione per delinquere (oltre al segretario della Lega Daniele Belotti che era accusato di concorso esterno).

Nel frattempo prosegue il processo relativo ai singoli episodi di violenza che vedono imputati 147 ultrà, di fronte al giudice Maria Luisa Mazzola . Nell’udienza di lunedì 10 novembre al centro del dibattimento l’episodio relativo al prepartita di Atalanta-Catania del 23 settembre 2009. All’epoca un gruppo di violenti scatenò una sassaiola contro il bus dei siciliani nella zona fra le vie Baioni e Pinetti. I tifosi catanesi scesero dal pullman e risposero all’aggressione con cinghiate.

Il fatto è stato raccontato da un agente della Digos, il quale ha aggiunto un particolare che potremmo definire quasi inquietante. Claudio Galimenti - ha detto il poliziotto - alla fine della «battaglia» avrebbe fatto una sorta di inchino ai siciliani. Gesto di rispetto in salsa ultrà, «onore alle armi» o cosa ancora?

In mattinata sono stati poi ascoltati altri agenti della Digos e alcuni dirigenti della Questura. La prossima udienza si terrà lunedì 17 novembre. Si parlerà del tifoso juventino preso a cinghiate in centro città, mentre stava festeggiando lo scudetto.

Intanto nel variegato mondo ultras, Claudio Galimberti raccoglie una solidarietà decisamente trasversale: questo è lo striscione esposto dagli ascolani, tifoseria notoriamente non in eccellenti rapporti con quella atalantina.

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