Telefonate intercettate Moro-Ghana
Nell’inchiesta armi e fatture false

C’è una telefonata nell’inchiesta su Marcello Moro che ha fatto drizzare le antenne al pm Giancarlo Mancusi e ai militari del nucleo di polizia tributaria della Finanza di Bergamo.

È una conversazione che l’ex assessore - finito a processo per una presunta tangente per i lavori a Sant’Agostino - intrattiene con un uomo ghanese e che potrebbe, secondo l’accusa, spiegare qualcosa sul conto corrente svizzero da un milione e 103 mila euro sequestrato dalla Procura di Bergamo. Ma il colloquio telefonico, intercettato il 28 marzo 2012, ha anche un risvolto inquietante: «La conversazione - scrivono nelle loro informative gli uomini delle Fiamme gialle - si svolge in lingua inglese e riguarda un acquisto di armi effettuato dall’uomo ghanese. Dall’ascolto della telefonata si capisce, con chiarezza, che il ghanese si rivolge a Moro per ottenere una fattura per l’acquisto di beni, per un valore di un milione di euro circa».

Gli inquirenti sospettano che il politico bergamasco, console onorario del Paese africano, si sia prestato a un giro di fatturazioni false. Annotano infatti: «La compiuta comprensione del colloquio rinvia, implicitamente,a rapporti di affari preesistenti (al momento ignoti) tra il ghanese e Moro. Ha ad oggetto, specificatamente, l’invio (non è dato sapere in che forma) della somma di un milione di euro dal Ghana a Moro, affinché quest’ultimo curi l’importazione “fittizia” di beni da Paesi extra Ue con fatturazione dell’acquisto. Moro dovrà quindi provvedere alla vendita (ugualmente fittizia) dei beni apparentemente importati, esportandoli in Ghana e fatturando la vendita, per poi restituire la cospicua somma ricevuta. Si evidenzia come nell’intera operazione il ghanese non acquista di fatto nulla e Moro non vende nulla».

«La chiarezza della conversazione - concludono gli investigatori - conforta la tesi dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti e la conforta in termini di inequivoca gravità indiziaria. Per quanto gli interlocutori cerchino di rimanere circospetti, il tenore della telefonata è inequivoco e si parla espressamente di “armi”».

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