Stucchi: 12 milioni? Una cifra irreale
Zaia: «Chi si mette nei guai, paghi»

Sono cominciate in una caserma le audizioni di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due volontarie italiane sequestrate in Siria liberate giovedì.

Le ragazze vengono sentite dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Sergio Colaiocco e Francesco Scavo. Gli inquirenti procedono per sequestro di persona con finalità di terrorismo. Al termine delle audizioni i verbali, come da prassi, saranno secretati. La procura di Roma è titolare ad indagare su tutti gli episodi criminali ai danni di italiani che si trovano in zone di guerra.

«Dodici milioni di euro per il riscatto sono una cifra buttata lì ad arte per scatenare la reazione dell’opinione pubblica. La stessa cifra rende poco realistica un’affermazione di questo tipo. È assolutamente troppo alta. Non è mai stata pagata nella storia dei sequestri una cifra di questo tipo. È oltre ogni limite immaginabile» Così al quotidiano online Affaritaliani.it il presidente del Copasir Giacomo Stucchi sul presunto riscatto pagato dall’Italia per la liberazione delle due cooperanti Greta e Vanessa.

«Il comitato - spiega Stucchi - si riunisce settimana prossima e in quella sede avremo tutti i dettagli dell’operazione. Faccio notare che di solito la soluzione più utilizzata per i sequestri non prevede denaro. A volte c’è lo scambio di prigionieri, ma noi non ne abbiamo. Li hanno gli americani e lo hanno fatto poco tempo fa. A volte si tratta di strutture mediche o di forniture di medicine o impianti per rendere potabile l’acqua o per desalinizzare l’acqua se la zona è vicina al deserto. Di certo non c’è mai la fornitura di armi, sarebbe una follia. Infatti la preoccupazione, nel caso di pagamento di soldi, che è comunque l’ultima ratio, è come vengono utilizzati questi fondi. E se vengono usati per acquistare armi - conclude Stucchi - è un cane che si morde la coda».

Rimanendo sul versante leghista, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia è tranchant: «In Italia si introduca una norma per cui chi si mette nei guai, si arrangi a tirarsi fuori. A leggere le notizie non capisco cosa abbiano fatto e per chi abbiano cooperato le due ragazze liberate in Siria. Per chi va a proprio rischio e pericolo in quei Paesi, è bene che i costi siano a suo carico».

E Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, in riferimento alle dichiarazioni del padre di Vanessa Marzullo, comenta: «Secondo il padre di Vanessa la figlia non ha nulla di cui scusarsi: lo vada a dire in faccia ai familiari di coloro che cadranno vittime delle armi acquistate coi 12 milioni di dollari dei contribuenti italiani che il governo ha sborsato per poterle liberare».

«Siamo felici che le ragazze siano tornate a casa - afferma il senatore leghista - ma che non servano le scuse il padre di Vanessa lo vada a dire a tutti coloro che hanno rischiato la propria vita per consentire una positiva conclusione della vicenda. E ancora - continua - lo vada a dire alle famiglie dei marò, per i quali non è stata ancora trovata una soluzione».

«Forse oltre a sua figlia - conclude Calderoli - anche lui dovrebbe avere l’umiltà di chiedere scusa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA