Strisce blu, si paga comunque
A Bergamo non vale la regola nazionale

Una cosa è certa: se si parcheggia nelle «strisce blu» e si sfora il tempo di sosta pagato con il ticket, si continuerà a prendere la multa. Almeno se si parcheggia nel Comune di Bergamo, dove la disciplina della sosta è regolamentata con un tempo «limitato».

Una cosa è certa: se si parcheggia nelle «strisce blu» e si sfora il tempo di sosta pagato con il ticket, si continuerà a prendere la multa. Almeno se si parcheggia sul territorio del Comune di Bergamo, dove la disciplina della sosta è regolamentata con un tempo «limitato».

La questione di cui si parla da giorni, sollevata in Parlamento proprio dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, che vedrebbe venire meno la sanzione nel caso in cui un automobilista lascia la macchina in un’area di parcheggio oltre l’orario pagato, con la possibilità di pagare solo la differenza, è smentita dal comandante della Polizia Locale di Bergamo.

Il meccanismo infatti, sarebbe valido solo nel caso in cui la sosta è a tempo illimitato. Ma nel caso di Bergamo, nelle “strisce blu” è possibile parcheggiare solo per un tempo limitato, da una a quattro ore. Di conseguenza, se si supera il limite...la sanzione è assicurata. A stabilirlo sarebbe il Codice della strada: «È una situazione che non scalfisce Bergamo – spiega il comandante della Polizia Locale Virgilio Appiani -. Il problema che si è acceso a livello nazionale non è nuovo, è un dibattito non chiarito che coinvolge il Ministero dei Trasporti, degli Interni e anche Anci. A Bergamo però, in tutte le strisce blu, la sosta è limitata, un aggettivo che si è preso troppo poco in considerazione parlando di questa questione. Nel caso in cui la sosta è a tempo limitato e non illimitato, il problema infatti non sussiste, per questo abbiamo fatto una direttiva molto chiara per il nostro personale. Il pagamento non di una sanzione, ma di un’integrazione, vale solo negli stalli h24, ma a Bergamo non sono previsti, c’è sempre un limite di tempo per la sosta».

Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 23 marzo

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