Allo scoccare della mezzanotte Romania e Bulgaria hanno fatto il loro ingresso nell’Unione Europea. Salgono così a 27 i paesi membri dell’Ue. Un avvenimento di portata storica per Bucarest e Sofia che salda i Balcani all’Europa e che arriva 17 anni dopo la caduta del comunismo. Ma questo primo gennaio 2007 è festa non solo per l’Unione, ma anche per la moneta unica che, nel giorno del suo quinto compleanno, accoglie in Eurolandia un tredicesimo Stato: la Slovenia.
A Bergamo, dove già da tempo si segnala un incremento di cittadini stranieri, ci sono anche gli indizi di ondate di rom romeni: si calcola che siano almeno trecento quelli che vivono negli stabili diroccati della città (da via Daste e Spalenga a via Corti) e che la stessa Caritas, proprio per soddisfare le richieste di queste persone che non hanno un tetto, ha riservato a loro, al lunedì, il servizio docce. Da questo mese l’afflusso di rom rumeni aumenterà, secondo gli esperti del settore, in modo esponenziale.
Per i Paesi che avevano fatto ingresso in Europa a maggio 2004 (Repubbliche Ceca e Slovacca, Ungheria, Polonia, Slovenia, Cipro, Malta, Estonia, Lettonia e Lituania), l’Italia aveva applicato accordi di transizione per cui i lavoratori di quei Paesi rientravano in un sistema specifico di flussi, poi aboliti nel luglio di quest’anno. Ora il Governo sta attivando metodiche da applicare per la circolazione dei cittadini di Romania e Bulgaria. Il 27 dicembre è stata decisa la libera circolazione di romeni e bulgari che lavoreranno in Italia come collaboratori o collaboratrici familiari, badanti, edili, metalmeccanici, lavoratori stagionali e addetti ai servizi nel settore turistico alberghiero. Per assumere questi lavoratori si seguirà la stessa procedura prevista per gli italiani senza necessità di nulla osta o autorizzazioni specifiche. E altrettanto avverrà per chi vorrà entrare come lavoratore autonomo. In sostanza, chi tra rumeni e bulgari vorrà entrare in Italia come colf o muratore non dovrà più attendere la pubblicazione del decreto flussi annuale, previsto dalla legge Bossi-Fini sull’immigrazione, ma avrà libero accesso al mercato del lavoro italiano. Per tutte le altre categorie di lavoratori subordinati, invece, varrà un regime transitorio, per cui gli ingressi (si ritiene almeno per un anno) continueranno a essere regolati da un sistema di quote. Libera circolazione, invece, anche per chi entrerà in Italia come turista o per studio.
È ovvio che per Bergamo questo nuovo afflusso di lavoratori dalla Romania cambierà l’attuale assetto del mondo dei migranti: già da tempo, peraltro, si segnalava un cospicuo aumento di immigrati dalla Romania. Nel Rapporto immigrazione 2006 della Provincia (le cifre elaborate vanno dall’inizio del 2003 al dicembre 2005), su un totale di almeno 87 mila stranieri presenti in città e provincia, la quarta etnia per numero è quella rumena. Non solo, l’aumento dei rumeni a Bergamo dal 2003 al 2005 è stato del 294%: e far crescere gli afflussi è stato proprio l’«effetto Ue», cioè la consapevolezza che con l’ingresso nell’Unione europea la propria presenza in Italia non sarebbe più stata da «irregolari», anche senza un lavoro con contratto o con un impiego saltuario. Un fenomeno, quello dell’aumento dei rumeni, che si estende anche ai rom: dotati di passaporto della Romania, ma osteggiati da tutti i Paesi dell’Est e dalla loro stessa patria, da tempo si stanno spostando verso l’Italia (per la vicinanza geografica e la facilità a superare i valichi via terra): mentre prima entravano da turisti e poi, superati i tempi di permanenza di 90 giorni, si trasformavano in «overstayers», ora il problema non si pone più. Dall’1 gennaio, da cittadini europei, non avranno alcuna costrizione: e si calcola che siano almeno 4 milioni i rom che entreranno in Italia nei prossimi mesi. Un cambiamento, questo, per i cittadini rumeni e bulgari, che modificherà senza dubbio anche il mercato del lavoro: lo sta modificando anche nella loro patria, visto che il presidente rumeno Traian Basescu offre impiego ai disoccupati tedeschi. Ed è stata la massiccia emigrazione verso l’Italia (dove i rumeni guadagnano notevolmente di più che in patria), a far scendere la disoccupazione al 3,5%, a fronte di una crescita economica valutata quest’anno a circa l’8,5% . Pare che alcuni disoccupati tedeschi si siano detti disposti a lavorare in Romania: ma il salario medio, lì, nella terra depredata da Ceausescu, è di appena 230 euro al mese.(01/01/2007)
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