La partita del nuovo stadio si riapre, con il ritorno in campo dell’imprenditore Antonio Percassi, già protagonista nel 2003 del progetto della Cittadella dello sport a Grumello del Piano, rimasto poi sulla carta dopo il cambio di maggioranza a Palafrizzoni. In quell’occasione Percassi correva in tandem con la famiglia Cividini, stavolta è alla testa di una cordata d’imprenditori bergamaschi. Un assetto variabile, aperto a nuove partecipazioni. L’ipotesi sul tavolo prevede la costruzione di un impianto da 22-25 mila posti a Grassobbio, comune permettendo, dove la cordata dei privati avrebbe già acquisito le aree necessarie. Lo stadio e basta: il progetto non prevederebbe difatti strutture commerciali a contorno. Il che non vuol dire che sia a costo zero, ma che le risorse necessarie vanno semplicemente reperite altrove. Non a Grassobbio comunque.Da un primo incontro tra Percassi e il sindaco Roberto Bruni sono emerse due indicazioni: la valorizzazione dell’area dell’attuale stadio e la Celadina, non senza qualche perplessità in maggioranza per l’entità della richiesta. La prima zona di per sé non è una novità, nel senso che lo scorso novembre lo stesso Percassi aveva provocatoriamente proposto l’acquisizione dell’area per del residenziale di qualità in cambio di un nuovo impianto chiavi in mano. Vista con il senno di poi non era affatto una provocazione, ma fatto qualche calcolo pare che per far quadrare i conti servisse parecchio di più: e questo plus è stato individuato nell’area della Celadina, oggetto del concorso di architettura «Europan». Un’area di 160 mila quadri dalla cui valorizzazione Palafrizzoni puntava a portare in cassa una trentina di milioni di euro: sommandoci i 15-20 della valorizzazione e riqualificazione dell’attuale stadio si arriverebbe (a spanne) ai 50 necessari per la realizzazione del nuovo impianto a Grassobbio.Detta così, tutto sembrerebbe filare abbastanza bene, se non fosse che a lavori ultimati il nuovo impianto verrebbe consegnato a Palafrizzoni che ne diventerebbe proprietario. Una soluzione che in Comune piace poco, perché si vorrebbe seguire la tendenza europea (che in Italia comincia a muovere faticosamente i primi passi) degli impianti di proprietà delle squadre di calcio, o comunque di privati. Palafrizzoni preferirebbe semmai metterci del proprio: una sorta di compartecipazione all’opera attingendo a quanto ricavato dalla valorizzazione dell’area dell’attuale impianto da cedere ai privati dietro gara pubblica. In pratica, se qualcuno vuole farsi lo stadio e poi tenerselo, il Comune potrebbe essere della partita. Una posizione più o meno condivisa dalle forze di maggioranza, con qualche sfumatura sull’entità dell’eventuale compartecipazione all’opera.Il che è un nuovo capovolgimento di fronte nella gestione del problema stadio da parte del centrosinistra. In campagna elettorale lo stadio non era semplicemente una priorità, poi si è passati al bando per un Piano di recupero dell’attuale impianto e valorizzazione del quartiere a contorno: di fronte a una sola (e complicata, ci torneremo poi...) proposta è partito l’invito di Bruni – «Fatevi avanti» – ai privati interessati a costruire un nuovo impianto. Infine, la scelta di non voler gestire comunque uno stadio, qualunque esso sia, anticipata in un certo senso dalle trattative in corso con l’Atalanta per la concessione dell’«Atleti Azzurri d’Italia».Sullo sfondo c’è il progetto presentato da «Stadio 3000» (la cordata Ruggeri-Maffeis) per il restyling dell’attuale impianto da finanziare con un nuovo quartiere alla Martinella. La proposta giace nei cassetti di Palafrizzoni e attende ancora risposta: gli orientamenti sono noti e negativi, anche se pare che i proponenti stiano lavorando a ipotesi alternative alla Martinella. Ma di fatto in questo eventuale nuovo stadio (qualsiasi) qualcuno ci deve pur giocare, e non può essere che l’Atalanta: quindi gli assetti della cordata guidata da Percassi per il nuovo impianto a Grassobbio potrebbero riservare ancora qualche novità. Ruggeri in primis, ma non solo.(02/08/2007)
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