Sperimentazioni sugli animali
La Lombardia mette il freno

Via libera con 45 voti favorevoli e 20 contrari alla legge regionale che introduce norme in materia di protezione degli animali e promuove metodi alternativi, con l’obiettivo di ridurre l’uso di animali a fini scientifici, sperimentali e didattici e favorire il confronto tra diversi orientamenti in materia.

A favore si sono espressi FI, NCD, Lega Nord, Lista Maroni, Gruppo Misto, Fratelli d’Italia e Movimento Cinque Stelle, contrari Patto Civico e PD. Il testo (relatore Stefano Carugo, NCD) recepisce la disciplina nazionale in materia di sperimentazione animale (d.lgs. 26/2014), che a sua volta si conforma alle direttive comunitarie e riconosce l’Istituto zooprofilattico di Brescia, sede sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna, come centro di riferimento nazionale per i metodi alternativi. Spetterà al centro bresciano la consulenza sulla pertinenza normativa e l’idoneità dei metodi alternativi e la valutazione del benessere e la cura degli animali da laboratorio. Per l’attuazione della normativa è previsto uno stanziamento di 100 mila euro.

Via libera anche a un emendamento del Movimento Cinque Stelle nel quale si chiede che la Regione «promuova linee di ricerca finalizzate alla validazione di nuovi sistemi alternativi e una rete di ricerca regionale sui metodi alternativi utilizzati all’estero nonché la formazione di studenti universitari lombardi presso università europee che insegnano tecniche che non fanno uso di animali».

Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Commissione Sanità Fabio Rizzi (Lega Nord), già promotore di una legge in materia, che ha sottolineato come le nuove norme segnino «una pietra miliare per la tutela degli animali utilizzati nella ricerca scientifica. La Lombardia è la prima regione che incentiva le sperimentazioni che utilizzano metodi di laboratorio alternativi che limitano quanto possibile l’utilizzo di animali».

«È una legge equa - ha dichiarato il relatore Stefano Carugo (NCD) – che tutela da una parte la ricerca tradizionale, ma allo stesso tempo pone la necessità di diffondere metodi alternativi. È il frutto di diversi incontri fatti in Commissione e di numerosi contributi arrivati da più parti».

Il gruppo Pd e il Patto civico hanno votato contro. Per Luca Gaffuri ed Enrico Brambilla (PD) si tratta di «un provvedimento inutile che, vista anche la carenza di risorse messe a disposizione, dimostra che la Regione non affronta la problematica e non investe sulla ricerca con metodi alternativi». Per Umberto Ambrosoli (Patto Civico) «la nostra ricerca è un’eccellenza e la legge presentata non ha il coraggio di proporre un vero dibattito scientifico e pecca di mediocrità».

«È una legge equilibrata», per Annalisa Baroni (Forza Italia). «Si colloca in una battaglia di civiltà e di rispetto» per Lara Magoni (Lista Maroni). «Bene studiare metodi alternativi ma non rinunciamo alla sperimentazione animale che resta fondamentale» ha detto invece Maria Teresa Baldini del Gruppo Misto. «Siamo a favore della valorizzazione dei metodi alternativi anche a fronte del fatto che spesso la ricerca sugli animali non è attendibile nel passaggio a esseri umani», ha spiegato Riccardo De Corato (FdI).

Voto favorevole anche dal Movimento Cinque Stelle. «Avremmo voluto – ha affermato Paola Macchi - un testo più forte e coraggioso che scegliesse metodi alternativi e non riduttivi dell’uso di animali ma almeno è un passo avanti. Siamo invece soddisfatti per l’approvazione del nostro emendamento che chiede in sostanza di cambiare il paradigma culturale dello studente universitario che deve essere in grado di andare a studiare all’estero questi metodi e ritornare in Italia per metterli concretamente in atto».

Durante il dibattito è intervenuto anche l’assessore alla Sanità Mario Mantovani, che ha confermato che «la legge porterà al confronto su basi scientifiche tra diversi orientamenti e che sarà la Regione, con il contributo dell’Istituto zooprofilattico di Brescia, Università ed enti di ricerca, a fornire le linee guida per la validazione dei vari sistemi».

Sono metodi alternativi quelli finalizzati a ridurre l’impiego di animali a fini scientifici, di ricerca e sperimentazione quando lo stesso risultato possa essere ottenuto senza ricorrere agli animali o in ogni caso ricorrendo a tecniche meno invasive. Tra questi si possono annoverare: colture di cellule e di tessuti umani (per specifiche parti del corpo); la placenta umana (per conseguenze di farmaci assunti dalla madre in gravidanza), i microorganismi (per danni derivanti da sostanze chimiche o radiazioni), modelli matematici (per reazioni allergiche) come il Derek sviluppato all’Università di Leeds, tecniche non invasive per immagini (per ricerche sul cervello).

La Regione si avvale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna come base di riferimento nazionale per i metodi alternativi. Spetterà al centro di Brescia, stando alle linee guida dettate dalla Regione, d’intesa col ministero della Salute, di valutare l’idoneità dei metodi alternativi e il benessere e la cura degli animali da laboratorio. La Regione, insieme all’Istituto, alle Università e a enti di ricerca, pubblici e privati, validerà i nuovi sistemi, promuoverà una rete regionale ad hoc, sostenendo anche corsi di formazione per il benessere degli animali nella sperimentazione.

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