Società partecipate, da 44 a 15
Il nodo delle aste andate a vuoto

«Restano le partecipazioni che è logico ci siano». Ovvero, per esempio, Abf, Sacbo, la Teb. Il presidente della Provincia Ettore Pirovano traccia così la linea di demarcazione, dopo un lavoro durato cinque anni (e non ancora finito) per riordinare il variopinto quadro di società partecipate ereditato dalla precedente amministrazione.

«Restano le partecipazioni che è logico ci siano». Ovvero, per esempio, Abf, Sacbo, la Teb. Il presidente della Provincia Ettore Pirovano traccia così la linea di demarcazione, dopo un lavoro durato cinque anni (e non ancora finito) per riordinare il variopinto quadro di società partecipate ereditato dalla precedente amministrazione.

Su alcune delle quali, in particolare della «galassia» Abm, non ha mai fatto mancare dure critiche. Il tema, tra i più caldi di questi anni, è stato oggetto anche dell’ultimo Consiglio provinciale, in cui Pirovano ha presentato un riassunto schematico della situazione.


«Quando siamo arrivati le società in cui la Provincia era presente erano 44», ricorda. Molto diverse per obiettivi, risultati, quote detenute dall’ente. L’obiettivo nel prossimo futuro è scendere fino a quota 15. Alcune delle società sono già state chiuse o cedute (come Mistral, venduta un anno fa). Altre, come A4 Holding (la famosa Serenissima, di cui Via Tasso detiene il 2,42%), sono in dismissione.

Un tema interessante è il futuro di Abm (interamente proprietà della Provincia), per la quale, come approvato nel dicembre scorso dal Consiglio provinciale, si sta lavorando alla fusione per incorporazione in Uniacque (a sua volta partecipata da Via Tasso al 7,17%). Abm ha nel suo patrimonio le reti dell’acquedotto della pianura bergamasca, una proprietà che «le fu data in dote quando è stata creata», ricorda Pirovano. Ora, visto tra l’altro che uno dei punti deboli di Uniacque è proprio la carenza di patrimonio, l’indirizzo è di procedere all’aggregazione, che porterebbe in Uniacque «un valore di 35 milioni di reti», spiega Pirovano. Il che consentirebbe alla società del servizio idrico di fare degli ammortamenti, e quindi per meccanismi contabili, di pagare meno tasse sui propri ricavi «avendo così più risorse da impiegare per i necessari investimenti».

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