Il rischio è sempre quello di fare di ogni erba un fascio, certo è che i risultati dell’indagine promossa dall’Asl nei bar di città e provincia che servono anche il «pranzo di mezzogiorno» lancia ombre preoccupanti sull’intero settore. Dei 51 esercizi pubblici scelti a caso tra Bergamo - 20, di cui uno su quattro risultato non disporre di locali idonei per preparare alimenti in condizioni igieniche sicure - e la Bergamasca (31) solo pochissimi sembrano essersi salvati da sanzioni o prescrizioni, soprattutto in materie di igiene.
Nel 51% di bar controllati - fa sapere la Direzione generale dell’Asl - non sono state rilevate criticità sostanziali, anche se in quasi tutti, però, «sono state impartite prescrizioni di lieve entità». In 15 esercizi (il 29,5% di quelli finiti sotto la lente) si è reso necessario elevare una sanzione amministrativa. In totale ne sono state comminate 25: in 7 esercizi per motivi di carattere igienico - sanitario, in 11 per problemi strutturali e in 7 per mancanza delle previste autorizzazioni sanitarie. In 5 bar (il 9,8%) l’Asl ha vietato l’esercizio dell’attività di somministrazione o di preparazione degli alimenti in quanto non autorizzate, mentre in 4 ha addirittura sequestrato e distrutto (a scopo cautelativo) alimenti già pronti per il consumo. L’8% degli esercizi pubblici finiti sotto esame è risultato invece ancora sprovvisto del manuale di autocontrollo, a fronte del 66,5% che, invece, lo uso correttamente.
L’analisi dei dati relativi ai 20 «snack bar» ispezionati nella sola città di Bergamo rileva - sottolinea testualmente l’Asl - «un quadro più preoccupante, evidenziato da un riscontro di irregolarità nettamente maggiore in città rispetto all’hinterland». Cinque esercizi (il 25% dei controllati) preparavano alimenti in locali non idonei per condizioni igieniche e in quattro di questi l’Asl ha sequestrato e distrutto la merce conservata (un tipo di irregolarità contestata esclusivamente nei bar della città). Altri dodici esercizi (il 60%) sono stati oggetto di una o più sanzioni amministrative. Significativamente maggiore - rileva l’Asl - è la percentuale (il 15% rispetto all’8% della valutazione complessiva) di chi è sprovvisto del manuale di autocontrollo così come minore è la percentuale di chi lo applica correttamente (il 55% rispetto al 66,5% della valutazione complessiva).
Solo nel 20% dei bar controllati non sono state riscontrate criticità sostanziali.
Pur con tutti i limiti che tali indagini necessariamente comportano - sottolinea la Direzione generale dell’Asl - è possibile fare alcune considerazioni di carattere generale. Le maggiori e più gravi irregolarità sono state riscontrate in quegli esercizi che, anziché acquistare alimenti pronti nei centri autorizzati, hanno optato per prepararsi in proprio i pasti in spazi sprovvisti dei requisiti igienico - sanitari, strutturali, impiantistici e tecnologici. La tipologia delle pietanze che caratterizzano i pasti veloci, il servizio che si concentra in un breve lasso di tempo, il numero elevato di pasti serviti e, sovente, gli spazi disagevoli, richiedono di innalzare sensibilmente i livelli di attenzione in materia di igiene e sicurezza alimentare. In esercizi pubblici dove sono servite poche unità giornaliere di questi pasti (come avviene in genere nei paesi di provincia) è più facile perseguire migliori livelli di sicurezza.
(20/05/2005)
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