Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 02 Gennaio 2015
Smog in Lombardia ridotto dalla pioggia
Ma la Pianura è sempre sopra i limiti
In Lombardia un milione di auto di troppo: secondo Legambiente la densità di autovetture è al 500% della media europea.
Nel 2014 i lombardi hanno respirato l’aria meno inquinata di sempre. Un trend positivo quello che appare, al primo sguardo, dal consuntivo delle centraline nelle città capoluogo, tracciato anche quest’anno da Legambiente Lombardia al diradamento della nube provocata dai botti di capodanno.
Molto migliorati i dati relativi alle giornate di superamento del limite di 50 mg/mc di polveri sottili: per la Ue queste non dovrebbero superare le 35 nell’arco dell’anno, e ce l’hanno fatta Como, Varese, Lecco e Sondrio, quest’ultima la meglio piazzata con sole 15 giornate di aria off-limits. Per le città dell’Alta Lombardia, si tratta del dato migliore di sempre, o almeno da quando le polveri vengono misurate dalle centraline urbane.
Tutti gli altri capoluoghi restano abbondantemente oltre la soglia di tolleranza europea: si va dai 56 giorni di Bergamo ai 79 di Lodi. Ma sarebbe scorretto non considerare il notevole miglioramento conseguito in particolare negli ultimi tre anni, commenta l’associazione ambientalista.«Ad aver ridotto maggiormente le giornate irrespirabili è stata proprio Milano, città che solo nel 2011 aveva fatto contare ben 151 giornate “oltre ogni limite” e che quest’anno ha letteralmente dimezzato, fermando a 76 il numero di giorni in cui almeno una delle sue tre centraline ha superato la fatidica soglia dei 50 mg/mc. Merito di area C e delle politiche antitraffico del capoluogo meneghino? In parte sì, vista la riduzione del tasso di motorizzazione dei residenti» spiega Legambiente.
Anche per quanto riguarda la media dei valori urbani sull’intero anno solare le cose sono andate decisamente meglio del solito: la forbice infatti va dai 20 mg/mc per la città di Lecco, la «più respirabile», ai 35 di Lodi: un’aria decisamente peggiore nella Bassa Pianura, al di sotto del valore massimo stabilito in sede Ue, ovvero 40 mg/mc, ma ancora lontana dai livelli raccomandati dalle autorità sanitarie. Complessivamente, e in soli 3 anni, la riduzione media delle concentrazioni sarebbe pari al 25%. «Per avere un’idea della rilevanza di questo miglioramento, stando alle statistiche sanitarie, se esso proseguisse determinerebbe un aumento di oltre un anno nella speranza di vita dell’intera popolazione delle città lombarde» continua Legambiente.
Tutto bene dunque? «Purtroppo è presto per festeggiare. Infatti questi dati non sono - se non in minima parte - il risultato di una riduzione delle immissioni di inquinanti, bensì l’esito di un andamento climatico decisamente anomalo per quanto riguarda le piogge, a cui spetta la gran parte del merito di aver abbattuto i veleni dell’aria» spiega Legambiente.
A confermarlo sono i dati della stazione meteo di Milano Duomo, elaborati dai professionisti di Climate Consulting srl: «Sulla città di Milano, dove mediamente cadono 900 - 1000 mm di pioggia/anno, nel 2014 ne sono stati registrati quasi 1800, il valore più alto di sempre, con oltre 100 giornate di pioggia, omogeneamente distribuite sull’arco dell’anno» spiegano le meteorologhe Pamela Turchiarulo e Samantha Pilati, di Climate Consulting. Dunque il 2014 ha praticamente doppiato il dato di riferimento quanto a piovosità. Più che l’abbondanza delle precipitazioni, però, pesa la loro distribuzione nei mesi freddi, da novembre a febbraio, in cui si verifica la gran parte dei superamenti a causa dei fenomeni di inversione termica che interessano la Pianura Padana: mentre nel 2011 e 2012, nei mesi freddi aveva piovuto mediamente 4,3 giorni al mese, nel 2014 si sono verificate precipitazioni per 11,5 giorni al mese: condizioni molto favorevoli alla dispersione e all’abbattimento degli inquinanti.
«Certo nessuno è in grado di predire l’andamento climatico degli anni che ci aspettano, ma un ritorno alla normalità del regime di precipitazioni di sicuro farà risalire le concentrazioni degli inquinanti a valori simili a quelli degli anni passati, a meno di forti interventi regolativi da parte delle istituzioni pubbliche. Interventi che, inutile ribadirlo, riguardano in primo luogo la mobilità e i trasporti che restano la fonte primaria di immissioni di polveri sottili e loro precursori gassosi nell’atmosfera cittadina» spiega Legambiente. «Le sole autovetture dei cittadini lombardi sono poco meno di 6 milioni, secondo l’annuario statistico di Aci: un livello di motorizzazione privata pari a 594 veicoli ogni 1000 abitanti. A cui si sommano veicoli commerciali, motocicli, motocarri, Tir. Una marea di veicoli che fa della Lombardia una delle regioni a maggior concentrazione di automobili in Europa. Se si pensa che in un Paese come la Francia il tasso di motorizzazione è di 488 veicoli/1000 abitanti, il conto è presto fatto: in Lombardia ci sono oltre un milione di autovetture di troppo. Mentre nel territorio dell’Europa a 27 la densità media è di 55 autovetture/km2, in Lombardia il dato schizza a 260 autovetture/km2. E la ragione è facile da comprendere, se si pensa alla prestazione scadente del trasporto pubblico locale, sia su ferrovia che su autolinee, che dissuade centinaia di migliaia di potenziali utenti dal farvi ricorso al posto dell’auto privata» polemizza l’associazione.
«La lotta allo smog non si vince confidando negli aiuti dal cielo – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – ma sviluppando servizi efficienti di mobilità collettiva. Esattamente il contrario di quanto sta avvenendo in Lombardia, dove la riforma del Trasporto pubblico locale è miseramente fallita, l’azienda ferroviaria regionale peggiora progressivamente le proprie prestazioni, si tolgono risorse agli autobus e, allo stesso tempo, si finanziano le autostrade».
Il riferimento è in particolare alle autostrade in costruzione. Legambiente infatti denuncia che «l’ultima finanziaria regionale ha spostato 60 milioni di euro dai servizi sanitari al buco finanziario della Brebemi, e presto si potrebbe replicare con l’apertura del primo tratto di Pedemontana, dove Maroni ha promesso di non far pagare il pedaggio assumendo il costo a carico dei conti pubblici».
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