Sindacati, la riforma delle Aler
«Deludente, penalizza i territori»

I sindacati contestano la riforma delle Aler approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia definendola «piccola e deludente», che «penalizza i territori e crea - nonostante lo sbandierato quanto minimale taglio - nuovi inutili posti, lautamente retribuiti, di potere politico».

I sindacati contestano la riforma delle Aler approvata dal Consiglio Regionale della Lombardia definendola «piccola e deludente», che «penalizza i territori e crea - nonostante lo sbandierato quanto minimale taglio - nuovi inutili posti, lautamente retribuiti, di potere politico, attraverso le figure del Presidente e del Direttore che saranno designati e che risponderanno solo alla Giunta del loro operato, che sicuramente non contribuiranno a ridurre i costi di sistema»

Con questa a riforma - secondo la Regione - il risparmio a regime previsto è di circa 2,5 milioni di euro e ci sarà un taglio di 144 poltrone. Le Aler passeranno da tredici a cinque: Milano, Lodi-Pavia, Brescia-Cremona-Mantova, Bergamo-Lecco-Sondrio, Busto Arsizio-Como-Monza e Brianza- Varese. Anche gli organismi dirigenti di ogni Aler cambieranno: al posto dei Consigli di amministrazione ci sarà un presidente nominato dalla giunta regionale e il presidente nominerà un direttore generale per le funzioni operative. Resta per ogni Aler un consiglio territoriale con funzione consultiva.

Le Organizzazioni Sindacali però non ci stanno e unitariamente, «pongono la questione di evitare gli sprechi del passato, e l’eccessivo accentramento di potere sulla Regione, che umilia e disconosce la partecipazione dei territori, dei Comuni, dell’utenza e degli stessi lavoratori del settore».

«Non è assolutamente in discussione - recita una nota - la necessità di ridurre i costi della politica e di attuare gestioni più efficienti, anzi, è ciò che abbiamo sempre rivendicato. Il problema è che la legge approvata è contraddittoria proprio sul terreno della partecipazione, dell’efficienza, di una vera ed efficace lotta agli sprechi; non convince dunque, e lascia incompiuto il processo di riforma.

Pur apprezzando che alcune delle modifiche al testo originario da noi indicate siano state apportate, non ci convince che ci si sia limitati a ridurre il numero delle Aler e ad occuparsi esclusivamente di governance, prevedendo peraltro che la Commissione neoistituita, sia senza poteri e solo consultiva. Si decide di rimandare senza alcuna certezza a percorsi successivi, la scelta e gli atti urgenti per affrontare da subito quella che abbiamo definito una grave emergenza sociale, nel quadro di una crisi di ordine generale che ha accresciuto il disagio sociale con l’aumento della povertà, della disoccupazione, della precarietà lavorativa e di vita».

E più oltre: «Non c’è nella legge votata ieri dalla maggioranza e da quasi tutta l’opposizione regionale nessun progetto credibile di rilancio dell’edilizia pubblica, sociale e residenziale, o di ampliamento dell’offerta di alloggi in affitto per la domanda crescente di alloggi popolari in housing sociale o in affitto calmierato. Nelle città della Lombardia, a partire dall’area metropolitana di Milano, come abbiamo più volte denunciato, la richiesta di sfratti è aumentata di oltre il 50% e quelli richiesti sono circa 35.000, oltre 22.000 dei quali solo a Milano. Va considerato in questo contesto che in Lombardia ogni anno si convalidano 12.000 nuovi sfratti per morosità. Mancano gli alloggi sociali (le richieste inevase sono più di 50.000, con solo 10.000 alloggi assegnati); si ipotizza che il fabbisogno nei prossimi 5 anni arriverà a 250.000 richieste. Le Organizzazioni sindacali chiedono perciò alla Regione di farsi carico urgentemente dei veri problemi dell’edilizia pubblica che non hanno trovato soluzione con la parziale riforma decisa ieri in aula, attraverso l’aggiornamento della legge 27/2009 e la revisione del Patto per la Casa. L’Aler gestisce un patrimonio pubblico - che tale deve rimanere - realizzato negli anni interamente con il sacrificio economico delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso le trattenute Gescal in busta paga: questo patrimonio va utilizzato per rispondere ai bisogni e alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione».

I sindacati chiedono ora una nuova fase di confronto su: «valorizzazione del ruolo sociale e territoriale degli enti gestori;; rilancio dell’offerta di nuovi alloggi sociali e di edilizia pubblica; sostegno alle emergenze abitative con priorità alle situazioni di sfratto; infine, e soprattutto, destinazione di una quota certa ed aggiuntiva del bilancio regionale per costituire un fondo a sostegno dell’edilizia pubblica, sostenuto da un impegno finanziario certo anche dello Stato, senza gravare sul costo del lavoro e sui redditi dei lavoratori, perché le attuali risorse sono insufficienti a fronteggiare la drammatica situazione presente, e a programmare gli interventi futuri».

«In merito alle lavoratrici e ai lavoratori Aler, è positivo che si sia confermata la dotazione organica attuale, che sia stato respinto il tentativo di modificare l’assetto contrattuale e il ruolo del CCNL; inoltre è importante che venga indicato che la transizione sarà oggetto di confronto con le parti sociali.

Questi sono i contenuti che le Organizzazioni Sindacali porteranno nell’incontro di domani con i rappresentanti dell’Assessorato alla Casa, per dare una prospettiva più compiuta ad un processo di riforma che deve ancora partire e per il quale sono necessari impegni concreti e volontà politica».

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