«Siediti con noi: conosciamoci»
Intrecci di storie di dieci donne

Sabato 17 maggio alle 18 nell’ambito del Festival della Cultura di Bergamo è in programma un particolare e originale incontro che vede protagonista l’associazione Intrecci di storie, dal titolo «Siediti con noi: conosciamoci!».

Sabato 17 maggio alle 18 nell’ambito del Festival della Cultura di Bergamo è in programma un particolare e originale incontro che vede protagonista l’associazione Intrecci di storie, dal titolo «Siediti con noi: conosciamoci!» (al Temporary Lab nell’ex negozio Sacerdote donna in piazza Matteotti 30). Modera la giornalista Elena Catalfamo.

L’associazione Intrecci di storie di Alzano Lombardo, nata per volontà di un gruppo di dieci donne italiane e straniere, si propone di rispondere alle istanze globali che proiettano le nostre comunità nell’età delle migrazioni.

Simonetta Fiaccadori, insegnante e tra le fondatrici dell’associazione così racconta obiettivi e modalità del gruppo: «Un atto semplice e basilare in ogni cultura umana: accogliersi con un sorriso, sedersi e conversare. Vogliamo partire da qui, da un gesto che non richiede speciali competenze ma è alla portate di tutti; un gesto che è al principio di ogni relazione umana, il primo passo per conoscersi».

Ci presentiamo a questo festival, prosegue Simonetta «con le donne del Progetto Incontri. Si tratta per loro della prima uscita pubblica. Non una conferenza, non una presentazione dei risultati dell’associazione, solo un modo di lasciare spazio a voci che spesso sono inascoltate e che pure possono aiutarci a trovare forme nuove di convivenza. Le donne stesse si chiedono: ma a chi interessa questa mia storia? A cosa serve dire chi sono? Serve a chi non ne ha avuta occasione per conoscere un mondo spesso ignorato, di cui abbiamo stereotipi sottili (seppure a volte buonisti) Serve per ritrovare nel gruppo la solidarietà, la comprensione, l’allegria».

«Ma soprattutto serve a ciascuno di noi, perché ogni volta che incontriamo un velo, un viaggio, un odore acre, un rito, un contratto di matrimonio firmato a 17 anni, aspirazioni inaspettate… cominciamo a chiederci di noi stessi chi siamo: perché portiamo i pantaloni o la minigonna; perché peniamo tra fidanzati o fidanzate che non osiamo sposare; quanto possiamo sopportare l’odore della verza; se i nostri studi rispondono alle nostre aspirazioni; cosa vorremmo scrivere su un quaderno sotto la parola speranza; che ce ne facciamo della pace… ma siamo in pace?».

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