Il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni e la vicepresidente e assessore all’Agricoltura, Viviana Beccalossi, hanno deciso oggi di chiedere al Governo lo stato di calamità naturale per le aziende agricole lombarde colpite duramente dalla siccità di queste settimane. L’assessorato all’Agricoltura si è già attivato per avviare le procedure tecniche necessarie affinché le Province provvedanoalla rilevazione dei danni subiti dalle singole aziende.Tutto ciò al fine di quantificare i danni reali e di concludere la fase istruttoria. Il quadro intanto è sempre più drammatico e bisogna correre subito ai ripari. Vanno aperti immediatamente i rubinetti dei laghi alpini, dei bacini delle centrali idro-elettriche per far affluire acqua ai campi coltivati di pianura. Altrimenti, per l’agricoltura si prospetta un’altra annata tragica come quella del 2003, che provocò danni alle produzioni per oltre 4 miliardi di euro. Lo afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi il quale evidenzia l’esigenza di dare al più presto avvio ad un Piano nazionale irriguo, che deve avere le risorse necessarie per rispondere ai problemi delle aziende colpite dall’opprimente siccità e l’istituzione di un’Autorità unica nazionale delle acque. livelli dei fiumi (Po in testa) e dei laghi delle regioni settentrionali -aggiunge Politi- continuano a scendere in maniera preoccupante. Per le colture c’è quindi, sempre meno acqua. Ecco perchè occorre che dai bacini delle Alpi affluisca l’acqua necessaria per irrigare le campagne rese aride dalle alte temperature e da una scarsità di pioggia e di neve che ha contraddistinto la scorsa stagione invernale. Nel ribadire la necessità di attivare in tempi brevi le procedure relative alla dichiarazione dello stato di calamità naturale per le zone agricole devastate dal gran caldo e dalla scarsità di acqua, Politi sostiene che molte coltivazioni del Nord Italia hanno subito danni rilevanti. Secondo le prime stime della Cia, per riso, mais, barbabietole, soia, foraggi, frutta e ortaggi è, infatti, un vero disastro. Gravi anche le ripercussioni per la vitivinicoltura e per l’olivicoltura. In alcune zone, ad esempio, si prospetta un taglio produttivo del 70 per cento del mais e del 20-30 per cento dell’ortofrutta. I danni, sempre secondo la Cia, potrebbero arrivare anche a 1,5 miliardi di euro. Per gli agricoltori, già alle prese con una grave crisi strutturale e con un calo continuo dei redditi (meno 10, 4 per cento nel 2005), sarebbe un dramma.Il ministro dell’ Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha intanto dato il via libera a proclamare lo stato di emergenza nella zona del Po.(27/07/2006)
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