Sfruttamento della prostituzione in un night club Condannata 63enne di Clusone

Una sessantatreenne di Clusone è stata condannata a un anno e sei mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. La donna, incensurata, fino ad aprile del 2001, gestiva un night club a Clusone, chiamato «X», in viale Brescia. Dopo una serie di indagini coordinate dal pubblico ministero Carmen Pugliese, i carabinieri della compagnia di Clusone hanno fatto un blitz nel locale, mettendolo sotto sequestro, arrestando anche la donna con le accuse di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Nel locale i militari avevano trovato ballerine e cameriere, per lo più provenienti dall’Est Europa, non in regola con il permesso di soggiorno. Stando all’indagine, le ballerine non si sarebbero limitate ad esibirsi sul palco, con striptease e lap dance, ma avrebbero seguito i clienti anche nei privé: lì, dietro compenso, avrebbero anche fornito prestazioni sessuali. Spesso il compenso sarebbe consistito in una percentuale sulle consumazioni: di quanto consumato dal cliente nel privé, alla ballerina sarebbe andato il 20%, mentre l’80% sarebbe stato incassato dalla sessantatreenne. La difesa, sostenuta dall’avvocato Roberto Bruni, ha respinto le accuse, chiedendo l’assoluzione della donna. Di parere opposto il pm che, chiedendo la condanna della donna a due anni di reclusione, ha sottoposto al collegio giudicante una sentenza della Corte di Cassazione: per parlare di prostituzione nei locali, stando alla sentenza, non sarebbe necessario arrivare all’atto sessuale. Gli striptease anche integrali nei privé, quindi, integrerebbero perfettamente il reato contestato. La sentenza di condanna sembra aver accolto questa tesi, ma sarà necessario attendere le motivazioni per averne la certezza.

(14/02/2005)

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